Paradisi fiscali: un danno economico da 10 miliardi di euro per l'Italia
Ogni anno, l’Italia subisce una perdita stimata di almeno 10 miliardi di euro a causa di multinazionali e super-ricchi che trasferiscono i loro profitti nei paradisi fiscali. Non si tratta, come spesso si immagina, di isole tropicali lontane, ma di micro-Stati situati nel cuore dell’Europa. Secondo lo studio dell’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, i principali paradisi fiscali globali si trovano praticamente dietro l’angolo: il Principato di Monaco, il Lussemburgo, il Liechtenstein e le Isole del Canale (Channel Islands) occupano le prime quattro posizioni, seguiti al quinto posto dalle Bermuda, unico paradiso fiscale non europeo in questa classifica nera.
Questi luoghi, con pochissimi abitanti ma redditi pro capite astronomici, rappresentano un rifugio per grandi imprenditori, sportivi, celebrità e multinazionali, che vi trasferiscono residenze e utili per sfuggire al fisco italiano. La pratica, pur restando legale, impoverisce il nostro Paese: le multinazionali sfruttano infrastrutture, servizi e incentivi pubblici in Italia senza contribuire con le imposte dovute, erodendo la base imponibile e aggravando le disuguaglianze sociali.
Il Veneto e il peso delle multinazionali
Lo studio della CGIA mette in evidenza un dato cruciale: quasi la metà del fatturato prodotto dalle imprese italiane – il 45,7% – è ascrivibile a multinazionali, siano esse italiane o estere. Questi gruppi non solo giocano un ruolo fondamentale nell’economia del Paese, ma hanno una presenza significativa anche a livello territoriale.
Il Veneto, in particolare, si colloca al decimo posto tra le regioni italiane per incidenza del fatturato generato da multinazionali sul totale regionale, con una quota del 36,4%. Questo dato evidenzia l’importanza delle grandi holding nel tessuto economico veneto, ma al contempo richiama l’attenzione sulle dinamiche fiscali che ne riducono l’impatto positivo. A livello nazionale, il Lazio guida la classifica con il 66,9%, seguito dalla Lombardia (52,6%) e dalla Liguria (51,8%).
La sfida dell’elusione e l’introduzione della Global Minimum Tax
Il fenomeno dell’elusione fiscale rappresenta una sfida complessa e di lunga durata. Mentre gli evasori sottraggono risorse ma le reinvestono spesso sul territorio, gli elusori trasferiscono ricchezze all’estero, lasciando un vuoto fiscale e sociale ancora più pesante. Per contrastare queste pratiche, dal 2024 è stata introdotta la Global Minimum Tax, una tassazione minima del 15% per le multinazionali. Tuttavia, le previsioni di gettito sono ancora limitate: nel 2025 l’erario italiano incasserà appena 381 milioni di euro, una cifra che non basta a compensare decenni di perdite.
Nonostante ciò, il percorso tracciato a livello europeo segna un primo passo verso una maggiore equità fiscale. Tuttavia, permangono ampie zone d’ombra, con alcuni Stati membri che continueranno a offrire condizioni fiscali favorevoli almeno fino al 2030, mantenendo aperta la strada a strategie elusive.
Per un’economia più giusta
In Veneto, come nel resto d’Italia, il tema del rapporto tra multinazionali e giustizia fiscale resta al centro del dibattito. L’elusione fiscale non è solo una questione di bilancio statale: è una minaccia alla coesione sociale, che colpisce cittadini e imprese oneste, costrette a farsi carico di un sistema sempre più sbilanciato. Agire su questo fronte, rafforzando i controlli e rivedendo il quadro normativo europeo, è una priorità per garantire un sistema economico più giusto ed efficiente. Solo così sarà possibile ridurre le disuguaglianze, liberando risorse per sostenere chi è in difficoltà e migliorare i servizi pubblici.