Caro bollette: +13,7 miliardi per le imprese italiane al 2024, penalizzato il Nord
Le imprese italiane dovranno affrontare nel 2025 un aumento complessivo delle bollette di 13,7 miliardi di euro rispetto all’anno precedente, con un rincaro del 19,2%. A riportare queste stime è l’Ufficio studi della CGIA di Mestre, che prevede una spesa totale per il sistema imprenditoriale di 85,2 miliardi, suddivisa tra 65,3 miliardi per l’energia elettrica e 19,9 miliardi per il gas. Le aziende del Nord Italia, dove si concentra il maggior numero di attività produttive, subiranno la parte più consistente di questi rincari, coprendo quasi due terzi dell’incremento complessivo.
La distribuzione geografica dei rincari
Le regioni settentrionali saranno le più colpite dall’aumento dei costi energetici. La Lombardia è in testa con un aggravio previsto di 3,2 miliardi di euro, seguita dall’Emilia Romagna (+1,6 miliardi), dal Veneto (+1,5 miliardi) e dal Piemonte (+1,2 miliardi). Complessivamente, le imprese del Nord dovranno sostenere un incremento di 8,8 miliardi di euro, pari al 64% del totale nazionale.
L’energia elettrica rappresenta la voce di spesa più gravosa. Dei 13,7 miliardi di aumenti stimati, 9,8 miliardi (+17,6%) sono legati all’elettricità, mentre i restanti 3,9 miliardi (+24,7%) riguardano il gas. Anche in questo caso, la Lombardia è la regione con il maggiore aumento di costi: 2,3 miliardi per l’elettricità e 887 milioni per il gas. Seguono Veneto ed Emilia Romagna.
Il quadro veneto: un aggravio significativo
Il Veneto si conferma tra le regioni più penalizzate. Nel 2025, le imprese venete dovranno affrontare un aumento complessivo delle bollette pari a 1,5 miliardi di euro. Di questi, circa 1 miliardo è attribuibile all’energia elettrica e 480 milioni al gas. Nel 2023, le aziende venete hanno consumato 22.578 GW/h di energia elettrica, pari al 10,9% del totale nazionale, e 26.057 GW/h di gas, pari al 12,1% del totale italiano. Questi numeri collocano il Veneto al secondo posto per consumi elettrici e al terzo per consumi di gas a livello nazionale.
Le ripercussioni settoriali e il rischio inflazione
I settori più colpiti dai rincari energetici saranno quelli caratterizzati da elevati consumi, come la metallurgia, il commercio al dettaglio, l’industria alimentare, il trasporto e la logistica. Per le aziende gasivore, i comparti più vulnerabili includono l’industria estrattiva, la produzione alimentare e la chimica. Oltre all’impatto diretto sui bilanci aziendali, l’aumento dei costi energetici potrebbe innescare una nuova ondata inflazionistica, riducendo ulteriormente il potere d’acquisto di famiglie e lavoratori. Secondo gli esperti, un’inflazione elevata rappresenta una “tassa ingiusta” che colpisce soprattutto le fasce economiche più fragili.
Strategie per il futuro: consumi e risorse del Pnrr
Per mitigare l’impatto dei rincari, è fondamentale evitare il crollo dei consumi interni e sfruttare efficacemente i fondi del Pnrr ancora disponibili. La CGIA di Mestre ricorda che l’utilizzo completo dei 130 miliardi di euro residui potrebbe aumentare il Pil italiano dell’1,9% entro il 2026 e dell’1,5% entro il 2031. Tuttavia, la sfida principale resta quella di contenere i costi energetici e garantire una distribuzione equa delle risorse tra i vari settori produttivi.