Mafia: un'"industria" da 40 miliardi di euro, 150mila aziende italiane a rischio infiltrazione

Le mafie italiane valgono quasi due punti di Pil, con un giro d’affari annuo stimato intorno ai 40 miliardi di euro, collocandosi ipoteticamente al quarto posto tra le più grandi “industrie” nazionali, dopo Eni, Enel e GSE. Questo impressionante dato emerge da uno studio della CGIA di Mestre, che fotografa una realtà preoccupante: nel Paese sono circa 150mila le imprese potenzialmente vicine a contesti di criminalità organizzata, con concentrazioni significative nelle grandi aree metropolitane. Napoli, Roma e Milano guidano questa drammatica classifica, ma la situazione coinvolge anche il Nordest, dove il fenomeno è in forte crescita.

Le province più a rischio: Napoli, Roma e Milano in testa

Le grandi città italiane rappresentano l’epicentro delle infiltrazioni mafiose. A Napoli, le imprese potenzialmente vicine alla criminalità organizzata sono stimate in 18.430 unità; seguono Roma con 16.716 e Milano con 15.644. Queste tre province da sole concentrano oltre il 34% delle attività economiche a rischio in Italia. Caserta (5.873) e Brescia (4.043) completano la top five, mentre situazioni allarmanti si registrano anche a Palermo, Salerno e Bari.

Mafie e imprese: i settori più vulnerabili

Il business delle organizzazioni criminali si sviluppa attraverso attività illecite quali narcotraffico, estorsioni, usura e smaltimento illegale dei rifiuti. Tuttavia, la criminalità organizzata si insinua sempre più nel tessuto economico legale, specialmente attraverso forme di controllo occulto delle imprese. L’estorsione resta uno dei reati più diffusi, con un incremento del 66,2% delle denunce negli ultimi dieci anni. Al Nord, il fenomeno si evolve: meno minacce esplicite e più “complicità” con le vittime, tramite assunzioni forzate, forniture fittizie o pratiche elusive come la fatturazione di operazioni inesistenti.

Nordest: boom di denunce e rischio crescente

Il Nordest è tra le aree più colpite dalla crescita del fenomeno. Negli ultimi dieci anni, le denunce per estorsione sono aumentate del 128,3%, con punte impressionanti a Bolzano (+362,5%), Belluno (+330%) e Verbano-Cusio-Ossola (+311,1%). Anche il Veneto è coinvolto in questo scenario: Padova figura tra le città con il maggior numero di aziende a rischio infiltrazione mafiosa, al dodicesimo posto della classifica delle città italiane, con 2.355 imprese potenzialmente contigue alla criminalità organizzata.

Un allarme da non sottovalutare

Secondo CGIA, il volume delle infiltrazioni mafiose nel tessuto economico del Paese è certamente sottostimato. La mappatura delle imprese a rischio è frutto di dati incrociati provenienti dall’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia, dalla Direzione Nazionale Antimafia e dalle segnalazioni degli intermediari finanziari. Per il Nordest e per l’intero Paese, questa fotografia rappresenta un allarme che richiede interventi mirati per proteggere l’economia legale e gli imprenditori onesti dalle minacce della criminalità organizzata.

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