Torna l'influenza aviaria: un focolaio a Mira preoccupa gli allevatori veneti
Il primo focolaio autunnale di influenza aviaria rappresenta un serio campanello d’allarme per gli allevatori veneti, che si trovano a convivere con un virus ormai ricorrente. L’istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha rilevato infatti il primo focolaio in un allevamento di tacchini a Mira (VE). Sebbene il caso sia attualmente isolato e riguardi una zona circoscritta, il settore avicolo regionale è in allerta.
Secondo i dati di Veneto Agricoltura, nella regione si contano 788 allevamenti di polli da carne, di cui 434 situati nella provincia di Verona, che detiene il primato di allevamenti. Gli allevamenti di tacchini sono in crescita, con un aumento dell’8%. Secondo l’Istat, il valore della produzione di carne avicola in Veneto è di 976 milioni di euro, rendendo la regione leader nazionale nel settore avicolo.
Michele Barbetta, presidente del settore avicolo di Confagricoltura Veneto sottolinea che: «L’influenza aviaria sia ormai un appuntamento fisso dell’autunno. Quest’anno è arrivato in anticipo di un mese rispetto all’anno scorso, probabilmente perché il freddo è arrivato presto e di conseguenza gli uccelli migratori lo hanno portato prima. Di fatto constatiamo che con questo virus dobbiamo convivere e per noi allevatori è una spada di Damocle che pesa. Lo scorso 20 settembre i servizi veterinari della Regione hanno adottato nuove misure di prevenzione, che prevedono la chiusura di tutto il pollame degli allevamenti all’aperto, il divieto di partecipazione a fiere e disposizioni specifiche per l’accasamento dei tacchini. Tutti gli allevamenti si sono adeguati alle bio sicurezze, ma dobbiamo continuare a vigilare per evitare possibili contagi. Raccomandiamo perciò agli allevatori veneti di seguire scrupolosamente tutte le indicazioni, con controlli accurati degli spazi ma anche del mangime e della pollina».
Anche Diego Zoccante, presidente degli avicoltori di Confagricoltura Verona e dell’Ava (Associazione Veneta Allevatori), esprime preoccupazione «i nuovi decreti impongono accasamenti raggruppati, che creano sfasamenti nella produzione. Ricordo che ci sono produttori in stand by da mesi e che i fermi programmati pesano sulle spalle degli allevatori, senza contare che veniamo da anni in cui si è lavorato al 50%. Per noi non è più possibile pensare a stop non indennizzati, tanto più che solo in questi giorni stiamo ricevendo i ristori relativi all’aviaria del 2022. Riuscire a tirare avanti è sempre più difficile. Da tempo si parla di una sperimentazione riguardante i tacchini, così come la Francia sta sperimentando un vaccino sulle anatre. Ora bisogna passare ai fatti, perché abbiamo bisogno di ritornare a lavorare con serenità».