Lotta all'evasione fiscale, in Veneto diminuzione di 847 milioni dal 2019
Dati incoraggianti per la lotta all’evasione in Italia, con una diminuzione di 82,4 miliardi di euro dal 2019. Sono questi i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) presentati nella Relazione sull’economia e sull’evasione fiscale e contributiva del 2024. Nella valutazione, condotta per singola Regione, segnali positivi anche in Veneto, che nell’arco di 5 anni ha visto una diminuzione del valore complessivo di sottodichiarazioni, lavoro irregolare e attività non dichiarate scendere di 847 milioni di euro.
I dati per Regione
Quando si valuta l’economia non osservata, cioè quella parte di attività economiche non registrate ufficialmente, ci sono due modalità di misurazione: in valore assoluto o in termini percentuali rispetto al valore aggiunto regionale (simile al PIL). Utilizzando il valore assoluto, le regioni con una popolazione più numerosa e una produzione di ricchezza superiore alla media nazionale sono le più colpite. In particolare, la Lombardia ha registrato il peso maggiore dell’economia sommersa con 31,3 miliardi di euro, seguita da Lazio (20,9 miliardi), Campania (18 miliardi), Veneto (15 miliardi) ed Emilia Romagna (14,8 miliardi).
Tuttavia, se si analizza l’incidenza percentuale dell’economia non osservata sul valore aggiunto regionale, la Calabria emerge come la più colpita, con un 19,2% del PIL regionale derivante da attività non dichiarate. A seguire ci sono la Campania (18%), Puglia (17,6%), Sicilia (17,3%), Sardegna e Molise (entrambe con 16,3%). Il Veneto, con solo il 10%, si colloca tra le regioni più virtuose, con una bassa incidenza dell’economia sommersa rispetto al PIL.
Questa analisi evidenzia una chiara differenza tra Nord e Sud: le regioni meridionali mostrano una maggiore tendenza alla non-compliance fiscale rispetto a quelle settentrionali, dove il rispetto degli obblighi fiscali è più diffuso.
Le cause della diminuzione
Su scala nazionale, sono 4 gli strumenti finanziari ad aver influito su questa contrazione: il primo riguarda l’applicazione della compliance, sistema di adempimento fiscale in cui le dichiarazioni e le eventuali correzioni associate vengono presentate volontariamente dai contribuenti, migliorando il rapporto tra fisco e privati. In secondo luogo l’introduzione della fatturazione elettronica, con l’obbligo di invio telematico dei corrispettivi. Un’altra soluzione riguarda lo split payment, dove l’addebito dell’IVA ad emissione di fattura non viene accreditata al cliente ma direttamente allo Stato. Infine il reverse charge, per le aziende che operano, in particolare, nel settore delle costruzioni, meccanismo fiscale in cui il soggetto che acquista un bene o servizio è responsabile del pagamento dell’IVA, anziché chi vende o presta il servizio.