Finanziamenti alle Università, scure statale sul Veneto: solo Padova si salva

Si può considerare una vittoria, ma nei fatti è un pareggio: il Fondo per il Finanziamento Ordinario (FFO) delle università ha infatti registrato variazioni significative rispetto all’anno precedente, ma non positive. Tre dei quattro atenei veneti —  l’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’Università Iuav di Venezia e l’Università degli Studi di Verona — hanno subito un decremento nei contributi, con l‘Università di Padova che si distingue come l’unica a non subire una riduzione.

Il FFO, gestito dal Ministero dell’Università e della Ricerca, copre le spese necessarie per il funzionamento delle università e le loro attività istituzionali, inclusi i costi del personale (docenti, ricercatori e personale amministrativo), la manutenzione delle strutture e la ricerca scientifica.

L’Università di Padova ha mantenuto invariato il livello di finanziamento rispetto al 2023, ricevendo un totale di 363 milioni di euro. Questo risultato è attribuito agli eccellenti risultati dell’ateneo. A dirlo è la rettrice Daniela Mapelli, che lancia, tuttavia, un monito per il futuro: «In un quadro nazionale in cui nessun Ateneo ha ottenuto degli aumenti, lo stanziamento per il fondo di finanziamento ordinario assegnato all’Università di Padova si mantiene sui livelli dello scorso anno grazie agli eccellenti risultati ottenuti in didattica e ricerca, le due principali voci di finanziamento ministeriale. Continueremo il nostro impegno, consapevoli però che la dinamica crescente dei costi pone interrogativi sulla tenuta e sostenibilità futura del sistema universitario». Nonostante l’università di Padova sia riuscita a preservare le risorse necessarie per sostenere le proprie attività, la rettrice ha sottolineato l’importanza di affrontare le sfide future legate ai crescenti costi operativi, che potrebbero mettere a rischio la sostenibilità del sistema universitario nel lungo periodo.

Diversa è la situazione per gli altri atenei del Veneto. L’Università Ca’ Foscari di Venezia ha visto una riduzione del finanziamento, passando da 94,5 milioni di euro nel 2023 a 91,5 milioni nel 2024, con un decremento di quasi tre milioni di euro (pari al -3,10%). Questa contrazione potrebbe influire negativamente sul supporto ai progetti didattici e di ricerca. Anche l’Università Iuav di Venezia ha registrato una riduzione, scendendo da 30,5 milioni di euro nel 2023 a 29,6 milioni di euro nel 2024, con una differenza di quasi un milione di euro (-3,20%).

L’Università degli Studi di Verona ha avuto una riduzione simile a quella di Ca’ Foscari, passando da 116,5 milioni di euro nel 2023 a 112,9 milioni nel 2024, con una differenza di 3,5 milioni di euro (-3,08%). Questo decremento potrebbe mettere a rischio la sostenibilità dei servizi offerti e delle attività di ricerca. Questi dati indicano possibili difficoltà nell’affrontare le sfide crescenti, sia in termini di qualità dell’offerta formativa che nella capacità di mantenere un livello competitivo nella ricerca.

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