Aria di crisi nel 2024: il settore moda veneto viaggia con il freno tirato
Con oltre 5,5 miliardi di euro di export, 9.387 unità produttive e oltre 70.000 addetti, il Veneto è tra i protagonisti del Made in Italy, confermandosi tra i motori principali del settore moda in Italia. Tuttavia, sta affrontando una fase di rallentamento: nel primo semestre del 2024, Tessile, Abbigliamento, Calzature e Pelletteria hanno registrato un calo delle esportazioni del -7,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un dato che supera la flessione nazionale (-5,3%).
Le difficoltà sono legate a dinamiche globali: instabilità geopolitica, inflazione, tassi di interesse in aumento e un calo dei consumi, anche nel settore del lusso. Mercati chiave come Germania e Stati Uniti, che avevano spinto le vendite nel 2022, hanno segnato rispettivamente un calo del -15,8% e del -18,4%. Nonostante questo, non mancano i segnali positivi: la crescita delle esportazioni verso Polonia (+18,2%), Croazia (+15,8%) e mercati come Hong Kong, Vietnam, Emirati Arabi Uniti testimonia la capacità del settore di adattarsi e trovare nuove opportunità. La Francia, primo mercato per l’export veneto, ha registrato un leggero aumento (+0,9%), mentre il Regno Unito e la Svizzera, hub strategico del lusso, sono in calo a doppia cifra.
La filiera moda veneta è chiamata ora a confrontarsi con le sfide della sostenibilità, sempre più centrale per la competitività a livello europeo. Queste tematiche saranno al centro del Venice Sustainable Fashion Forum, in programma a Venezia il 24 e 25 ottobre. Giunto alla sua terza edizione, l’evento è un appuntamento imperdibile per il settore moda, con focus sulla transizione sostenibile e le strategie per il futuro fino al 2030. Organizzato da Confindustria Veneto Est, Sistema Moda Italia e The European House – Ambrosetti, il forum riunirà esperti internazionali per esplorare come la sostenibilità potrà diventare un fattore chiave di ripresa e crescita per la moda italiana.
Roberto Bottoli, Presidente Gruppo Sistema Moda di Confindustria Veneto Est, dichiara che «La moda italiana è unica al mondo e la filiera veneta è un’eccellenza creativa e allo stesso tempo manifatturiera, fatta di pregiata tradizione tessile, innovazione, qualità e cura artigianali. Preservare l’intera filiera, il radicamento ai territori e la competitività della manifattura è una questione cruciale. In questo scenario, la transizione sostenibile non è più un’opzione per l’industria della moda, ma una via obbligata per la crescita. Va peraltro accompagnata, nei modi e tempi giusti, con un quadro normativo UE meno ottusamente burocratico che mette a rischio la filiera, un’applicazione più realistica e graduale e adeguati stimoli agli investimenti, da monte a valle della filiera, affinché sia economicamente e socialmente sostenibile per il settore. Di pari passo ai nuovi diktat imposti alle imprese europee, dovrà essere rafforzato il controllo delle importazioni dalle aree non rispettose dei medesimi principi per non perdere ulteriore competitività. È quello che chiederemo dal Forum di Venezia».
«Nonostante il momento complesso che il settore Moda e Calzatura sta vivendo – commenta Daniele Salmaso, Presidente Gruppo Calzatura di Confindustria Veneto Est – tra frenata dei principali mercati di sbocco della calzatura di lusso, non solo Cina, e incertezza geopolitica, il Calzaturiero veneto è saldamente ai vertici in Italia con una quota del 23,4% delle esportazioni nazionali. Le imprese si stanno sforzando di adottare una strategia completa sulla sostenibilità lavorando sui processi interni, produttivi, la tracciabilità della filiera imposte dal mercato e dall’Europa. Ma per far questo l’intera filiera, dai grandi e piccoli marchi alle PMI terziste, che per marginalità sono l’anello più debole, va sostenuta. Abbiamo bisogno anche di nuove professionalità e quindi di un’alta formazione che tenga conto di queste sfide per farci entrare nella nuova era. Il Forum farà di Venezia il centro del confronto internazionale su queste priorità».