Concessioni balneari: scadenza rimandata al 2027. Confartigianato: «Danno per gli operatori»

Rimandata la scadenza delle concessioni balneari al 2027. La liberalizzazione è stata prorogata il 4 settembre 2024 in seguito all’approvazione del decreto-legge Salva-infrazioni da parte del Consiglio dei Ministri. Una notizia che interessa più di 3.400 imprese venete, detentrici di 633 concessioni demaniali e mini-concessioni tra pontili, pali per legare le barche, capanni in laguna, chioschi e campeggi. Nel litorale se ne contano circa 370.

Stando alla nota di Confartigianato Imprese Veneto, si prevede una «proroga delle concessioni in scadenza a fine anno fino al 30 settembre 2027 con possibile dilazione fino al 31 marzo 2028, nuove gare da bandire entro giugno 2027 e indennizzo per i gestori uscenti che sarà pagato dai subentranti e calcolato in base a parametri definiti da un decreto del ministro dei Trasporti da emanare entro il 31 marzo prossimo, concessioni con durata minima di 5 anni e massima di 20».

«Un punto fermo, certo, ma che non giova sicuramente né agli operatori balneari, né agli enti territoriali che hanno un ruolo determinante nella definizione dei bandi e che si ritrovano attualmente senza linee guida» è la dichiarazione di Franco Zane, Presidente del neo costituito Gruppo di Mestiere Imprese Demaniali di Confartigianato Imprese Veneto, che dubita dei benefici della proroga per le piccole imprese che operano nel settore in Veneto.

Poca chiarezza secondo il presidente Zane anche per quanto riguarda l’assegnazione dei lotti per singolo offerente, che potrebbero esporre a problematiche di concentrazione delle concessioni in mano a soggetti con alta disponibilità di capitale. Oltre a questo, «forti perplessità permangono in tema di indennizzi, il cui calcolo riguarderebbe solamente il valore dei beni ammortizzabili e non ancora ammortizzati e che l’equa remunerazione degli investimenti – peraltro negli ultimi anni limitati a causa del clima di incertezza normativa – avverrebbe ad esito di una perizia asseverata senza tener conto dell’avviamento aziendale» continua il comunicato. Assente dal testo del decreto anche il diritto di prelazione per il concessionario uscente e il riconoscimento del valore aziendale, che secondo il presidente avranno ripercussioni negative sulle imprese a gestione familiare e sullo sviluppo delle comunità locali.

«A nostro avviso questi aspetti non vanno trascurati a tutela di chi ha investito, lavorato e contribuito a rendere un territorio più attrattivo. Attraverso l’azione di Confartigianato Imprese – fa sapere Zane – vigileremo affinché, nella fase di conversione parlamentare, si possa intervenire emendando il testo con la riproposizione di questi strumenti di salvaguardia, fondamentali per gli operatori. È compito della nostra associazione, anche a livello regionale, fare richieste e pretendere risposte chiare e concrete, a salvaguardia di tutte le nostre imprese che, in questi anni, hanno investito in infrastrutture ed attrezzature e hanno impiegato migliaia di operatori, per rendere i servizi più innovativi e al passo coi tempi e che si distinguono come realtà che hanno “fatto scuola” a livello europeo negli ultimi 60 anni».

Ha concluso Zane: «Fondamentale ora è che vengano redatti in modo ottimale i Bandi da parte dei Comuni e degli Enti Locali coinvolti: dovrà essere garantita la più ampia partecipazione, dovranno poter concorrere tutti gli operatori del settore. Diversamente a trarre vantaggio da questa operazione potrebbero essere solo gli operatori alberghieri, i titolari di quegli hotel di riviera che vincolano l’accesso agli stabilimenti solo ai loro ospiti Confartigianato a livello nazionale e a livello locale dovrà essere coinvolta nel processo di stesura dei bandi e farà la sua parte per portare il contributo delle imprese associate».

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