Censis, il ranking: Università di Padova migliore d'Italia. Il plauso del Veneto (e il silenzio delle associazioni studentesche)

L’Università di Padova, secondo il Censis, è la migliore d’Italia fra i mega atenei. Dopo 15 anni, l’ateneo patavino supera Bologna e torna in testa. In realtà Padova, in questi 15 anni, è sempre stata sul podio degli atenei migliori.

«Eccellenti i risultati per il 2024 nei diversi settori esaminati, su cui svetta con un punteggio di 107 l’ambito Comunicazione e Servizi digitali, seguito da Internazionalizzazione e occupabilità con 91 punti, borse di studio erogate con 88 punti, strutture con 84 e i Servizi con un punteggio di 76. La media è di 89,5, che ci pone in cima alla classifica, seguiti da Bologna con 87,5 e da Roma La Sapienza con 84,3. La Classifica Censis-Repubblica confronta la “performance” degli atenei distinguendoli in mega atenei statali (con oltre 40.000 iscritti), grandi atenei statali (da 20 a 40 mila iscritti), medi atenei statali (da 10 a 20 mila iscritti, piccoli atenei statali (fino a 10.000 iscritti), politecnici e atenei non statali. L’Università di Padova, con i suoi oltre 74.000 iscritti, di cui circa 24.000 matricole per l’anno in corso, rientra a pieno titolo nel raggruppamento dei mega atenei statali. Sono 207 i corsi di studio che abbracciano tutti gli ambiti disciplinari: 93 corsi di laurea, 14 corsi di laurea magistrale a ciclo unico e 100 corsi di laurea magistrale. L’Ateneo ha attivi 60 corsi di studio in lingua inglese (circa un terzo del totale dei corsi erogati), di cui 8 corsi di laurea triennali e a ciclo unico e 52 corsi di laurea magistrale; l’80% degli studenti stranieri iscritti all’Università di Padova frequenta un corso in lingua inglese».

Così la nota dell’ateneo patavino. E la rettrice Daniela Mapelli rimarca il risultato raggiunto. «Sono felice e soprattutto orgogliosa del risultato raggiunto nella classifica del CENSIS – afferma -. Un successo frutto del lavoro competente e appassionato, seppur non sempre semplice, di tutte le persone che formano la comunità dell’Università di Padova. La classifica del CENSIS certifica gli elevati standard di qualità garantiti dal nostro ateneo. Mi riferisco a un’offerta formativa altamente innovativa e costantemente aggiornata anche sulla base delle necessità di un mondo produttivo e di una società in rapida evoluzione, come dimostrano gli elevati tassi di occupabilità delle laureate e dei laureati dell’Università di Padova. La classifica del CENSIS riconosce inoltre gli imponenti sforzi messi in campo per l’internazionalizzazione: sono iscritti circa 7.500 studentesse e studenti che provengono dall’estero, numeri fortemente cresciuti negli ultimi tre anni. Nell’anno accademico 2024-2025 erogheremo 207 corsi di studio e di questi 60 saranno interamente in lingua inglese. Allo stesso tempo mi fa enorme piacere vedere attestato il nostro impegno per il diritto allo studio e al benessere della comunità accademica: non a caso siamo uno degli atenei con la no tax area più alta in Italia (30.000 euro), investiamo decine di milioni di euro per il diritto allo studio ed eccelliamo nei servizi, fra i quali, ne cito uno per tutti, la preziosa assistenza psicologica».

La rettrice Mapelli sottolinea, e lo fa con garbo, il grande sforzo che l’ateneo patavino fa per garantire il diritto allo studio. Prendiamo, ad esempio, la no tax area. L’aumento dell’estensione della no tax area riguarda, facendo una stima sulla base degli ISEE presentati per l’anno accademico in corso, circa 4.300 studentesse e studenti, mentre l’estensione dell’esenzione senza requisiti di merito mille persone. Così come l’esenzione parziale fino a 50mila euro coinvolge circa 11mila iscritte e iscritti. Fra esenzioni totali e altri scaglioni di contribuzione, la media di tasse per studentesse e studenti è di circa 1300 euro. In totale la no tax area, ovvero studentesse e studenti che non pagano le tasse, copre circa 17mila persone. Più di una studentessa o di uno studente su cinque, non paga tasse per studiare.

Così come Mapelli cita, probabilmente non a caso, il servizio di supporto psicologico. Ricordiamo cosa disse il giorno dell’inaugurazione dell’anno accademico. «Lo SCUP, il Centro di Ateneo dedicato ai servizi clinici universitari psicologici, un fiore all’occhiello della nostra Università, ha visto negli ultimi anni quasi triplicare lo stanziamento di ateneo che ha raggiunto 580.000 euro. Lo SCUP ha preso in carico, nell’ultimo anno, 1.867 persone fra dipendenti e comunità studentesca. Abbiamo erogato più di 12.800 prestazioni, e lo facciamo gratuitamente per studentesse e studenti e a costo minimo per il personale dipendente, con tempi di attesa accettabili, venendo così in aiuto al servizio sanitario. Vi invito a riflettere su questi numeri: credetemi, non sono affatto comuni, né vogliamo e dobbiamo darli per scontati. Sul benessere psicologico, lo si può dire senza tema di smentita, siamo punto di riferimento per il mondo accademico italiano».

Come la rettrice ha avuto più volte modo di ribadire, anche a caldo, appena uscita la classifica Censis, «si può sempre e si deve migliorare». I numeri, però, aiutano a focalizzare meglio la situazione. Padova è un ateneo d’eccellenza, molto attento a ogni forma di benessere di studentesse e studenti. C’è evidentemente ancora lavoro da fare, ce ne sarà sempre, ma ogni tanto un punto fermo si può mettere. A battere le mani all’ateneo patavino il Governatore Luca Zaia, tantissimi rappresentanti di istituzioni e mondo politico. Nessun commento di UDU, la principale associazione studentesca: veder riconosciuta la bontà del proprio ateneo evidentemente non è tema meritevole, nemmeno di un post social.

 

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