L'Intelligenza artificiale nel settore industriale: sfide e opportunità discusse al convegno dell'Ordine degli Ingegneri

L’Intelligenza Artificiale (IA) sta rapidamente evolvendo e ampliando il proprio campo di applicazione, spostando l’attenzione dal popolare ChatGPT verso settori industriali complessi. In questo contesto, l’IA non coinvolge solo le imprese e gli ingegneri con le loro competenze tecniche, ma anche le iniziative legislative, in particolare quelle europee come il recente AI Act. Di questo futuro, complesso e sfidante, si è discusso il 30 maggio in un convegno organizzato dall’Ordine degli Ingegneri a margine della propria assemblea annuale. L’evento, intitolato «AI tra implicazioni, vincoli e opportunità», è stato realizzato in collaborazione con l’Università di Verona.

ha aperto l’evento il presidente dell’Ordine degli Ingegneri Matteo Limoni che ha rimarcato che «approfondire un argomento simile significa fornire agli ingegneri una chiave di lettura della realtà quotidiana: la nostra professione vive in stretto contatto con l’AI e con i sistemi intelligenti che mirano a migliorare i processi produttivi. Stiamo parlando del presente e del futuro del nostro lavoro”.

.Tra gli esperti intervenuti al convegno, il professor Franco Fummi del Dipartimento di Ingegneria per la Medicina di Innovazione dell’Università di Verona, ha ribadito che «le imprese e gli stessi ingegneri avranno sempre più a che fare con tali sistemi intelligenti, di cui l’AI è una parte fondamentale, e ciò varrà in qualsiasi ambito». Come a ogni rivoluzione industriale, ecco dunque l’importanza della formazione, dettata anche dall’esigenza di stare al passo con quelle «diverse tecnologie che integrandosi fra loro creano appunto i sistemi intelligenti, caratterizzati dall’avere capacità autonome di decisione in rapporto ai dati che raccolgono e a ciò che avviene intorno». È così «una certezza», a parere di Fummi, la futura nascita di «nuovi posti di lavoro, magari più facilmente accessibili per i giovani qualificati nel settore rispetto agli attuali lavoratori, la cui capacità di re-impiegarsi secondo i ruoli richiesti dal progresso tecnologico dipenderà anche dalle politiche economiche dell’industria e da quelle dei Governi».

In seguito, Lucrezia Bolla dello Studio Legale Dindo Zorzi & Associati ha trattato il tema della regolamentazione dell’AI con un focus sull’AI Act ovvero il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale in corso di approvazione a Bruxelles. Un’iniziativa legislativa che «si ispira all’approccio seguito per il settore farmaceutico, visto che mira alla sicurezza dei prodotti immessi in Unione Europea». In generale, come illustrato da Bolla, ci attende un futuro in cui «allo sviluppo continuo dell’intelligenza artificiale corrisponderà lo sviluppo in parallelo della legislazione». Inoltre, «il tema dell’AI viene spesso accostato alla tutela dei dati personali – così Bolla – e assisteremo probabilmente a percorsi regolatori simili, nel senso che i principi e le norme di carattere generale stabiliti dall’Ue, per l’AI Act come già per il GDPR, saranno poi potenziati dalle decisioni delle Autorità nazionali ed europee: nel giro di due-tre anni avremo una serie di orientamenti che deriveranno dalla normativa e a cui si potrà fare riferimento per la compliance aziendale».

A seguire, è intervenuto Paolo Errico, ceo & strategy lead di Maxfone e vicepresidente nazionale di Piccola Industria con delega a innovazione e transizione digitale.  Concentratosi sulla maggior sostenibilità garantita alle aziende da transizione digitale e AI, Errico ha spiegato come «la tendenza a lavorare sull’efficientamento dei processi è un fenomeno che riguarda ormai tutte le imprese e che nasce dall’attenzione prestata dal mercato alla sostenibilità: di fatto, migliorare i processi produttivi significa abbattere i costi e divenire appunto più sostenibili».

 

 

 

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