Le api stanno sparendo dalla Valpolicella e dal Montello: sotto accusa la monocultura della vite e i fitofarmaci
L’Associazione Regionale Apicoltori del Veneto lancia l’allarme per le sfide sempre più difficili che gli apicoltori devono affrontare, soprattutto in luoghi come la Valpolicella, nel veronese e il Montello, nella Marca trevigiana. Qui, la presenza di apicoltori e api sta drasticamente diminuendo, con molti che sono costretti a spostare i loro alveari altrove o a lottare per trovare terreni sicuri dove posizionarli.
Una delle principali minacce per le api è rappresentata dai parassiti e dai cambiamenti climatici, fenomeni che stanno già colpendo duramente l’intera apicoltura italiana. Tuttavia, in luoghi come la Valpolicella e il Montello, si aggiunge un’altra sfida: la mancanza di varietà di fiori a causa delle monoculture e dell’uso diffuso di fitofarmaci in agricoltura e viticoltura.
La perdita di biodiversità rappresenta un problema rilevante, poiché le api dipendono da una vasta gamma di fiori per nutrirsi e garantire la sopravvivenza degli alveari. Durante il periodo vegetativo delle piante da frutto e dei vigneti, l’uso eccessivo di fitofarmaci mette a rischio la vita delle api, che muoiono di fame a causa della mancanza di fiori sicuri da visitare. Da non sottovalutare l’effetto derivante delle sostanze usate durante i trattamenti che coprono ampie aree. Le api, e gli insetti pronubi (bombi ecc.), andando alla ricerca di nettare e polline, vengono avvelenate e non hanno la capacità di riportare al proprio alveare quel poco che hanno raccolto. Gli alveari si spopolano via via fino al collasso.
Negli ultimi anni, l’Associazione Regionale Apicoltori del Veneto che conta fino ad 800 soci solo nel Veronese e più di 3.000 in tutto il territorio regionale, raccoglie le ormai numerosa grida di aiuto degli apicoltori che subiscono morie di api in Valpolicella, nel Montello ed altre zone del Veneto.
Nonostante gli sforzi e gli appelli degli apicoltori e delle associazioni, le soluzioni concrete tardano ad arrivare. Molti comuni nell’area veronese hanno aderito al movimento “Comuni amici delle api”, ma è necessario passare dalle parole ai fatti, implementando misure efficaci per proteggere questi preziosi insetti e l’ambiente in cui vivono.
Beti Piotto, già ricercatrice dell’ISPRA e autrice di pubblicazioni come “Api, sciami e alveari” e “In un seme” editi da Topipittori, conosce bene questi problemi e spiega cosa succede all’ecosistema se mancano le api: “Il più grande servizio ecosistemico che le api, insieme ad altri apoidei, offrono gratuitamente alla Natura è l’impollinazione, ovvero quel peculiare trasporto di polline che consente la formazione di semi e frutti. Non dobbiamo però pensare solo ai frutti presenti nell’alimentazione umana, c’è anche un’80% di specie vegetali spontanee che hanno bisogno di impollinazione e i cui frutti e semi fanno parte della catena trofica che mantiene in vita numerose specie selvatiche e il nostro bestiame”.