Veneto: calo dello 0,7% delle esportazioni in valore

Nel corso del 2023, la regione del Veneto ha sperimentato un leggero calo pari al 0,7% delle esportazioni in valore, una tendenza in linea con quanto riscontrato in altre regioni italiane.

Roberto Boschetto, Presidente di Confartigianato Imprese Veneto, ha commentato questi dati sottolineando la necessità per le imprese venete di esplorare nuovi mercati e consolidarsi in quelli tradizionali. Ha evidenziato anche il ruolo cruciale delle filiere del valore, che rappresentano una parte significativa delle esportazioni regionali.

“C’è un altro aspetto che emerge da una analisi più dettagliata dei dati –prosegue il Presidente-. Che le imprese, mutuando quanto detto di recente dal Prof. Mario Draghi, hanno già cambiato obiettivi e strategie puntando ad adattarsi il più velocemente possibile al “nuovo” mondo post-Covid, post-Ucraina, post- conflagrazione in Medio Oriente, post-ritorno della rivalità tra grandi potenze”.

“La penisola balcanica è un’area di particolare interesse economico per le Piccole e Medie Imprese del Veneto – spiega Boschetto -. Verso Croazia, Serbia, Kosovo, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Bulgaria, Albania, Macedonia del Nord, Grecia, Turchia, Slovenia e Romania le nostre imprese esportano il 10% del totale delle esportazioni regionali; si tratta di oltre il 16% delle esportazioni nazionali dirette nella Penisola. Se da un lato il 2023 si è aperto con la notizia dell’ingresso della Croazia nell’area Schengen e nell’euro, dall’altro seguiamo con attenzione la forte tensione politico militare tra Kosovo e Serbia. Le esportazioni made in Veneto dirette in Croazia nel corso del 2023 hanno superato il miliardo di euro, mostrando una crescita di +11,4% rispetto all’anno precedente (+31,2% rispetto al 2021). A pesare maggiormente sulle esportazioni dirette in Croazia sono l’abbigliamento (17,4% del totale esportato nel Paese), i prodotti alimentari (13,5%), i macchinar e le attrezzature (11,9%), la metallurgia (9,0%) e le apparecchiature elettriche e per uso domestico non elettriche (7,4%). Settori che rispetto ai due anni precedenti hanno mostrato valori in sensibile aumento. Al contempo si rileva anche una minore “dipendenza” della nostra Regione rispetto ad alcune lavorazioni e prodotti provenienti dalla Croazia: rispetto al 2022 le importazioni sono diminuite di -23,2%. Una contrazione che interessa peraltro anche settori il cui peso sul totale delle importazioni croate in Veneto è piuttosto rilevante: abbigliamento (-4,8%), legno e prodotti in legno e sughero (-32,8%) e apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (-14,6%)”.

“Il conflitto israelo – palestinese – prosegue il Presidente – coinvolge e destabilizza un’area verso la quale le nostre imprese sono particolarmente esposte. Da qui parte il 17,4% dell’export italiano verso Israele, l’11,4% di quello verso i territori palestinesi ed il 12,5% di quello verso i territori potenzialmente coinvolti dal conflitto (Arabia saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Iran e Libano). Si tratta di quasi di 2 miliardi di euro. Ad oggi il conflitto sembra aver avuto ripercussioni solo sulle esportazioni dirette in Israele (-11,0% rispetto al 2022); con riferimento ai dati annuali (2023) gli altri Paesi potenzialmente interessati dal conflitto (Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Iran e Libano) non sembrano ancora aver risentito del mutato clima geopolitico e mostrano infatti una crescita pari a +4,8% delle merci made in Veneto in ingresso”.

“Dal canto nostro, opereremo in collaborazione con Governo e Regione Veneto –conclude Boschetto– affinché la strada dei Balcani si apra ancora di più. La concessione dello status di Paese candidato UE alla Bosnia ed Erzegovina in dicembre è stata una decisione storica e un segnale concreto a sostegno della sua prospettiva europea. Come importante sarebbe che si avvicinasse anche la Serbia, Paese chiave per la stabilità dell’area. E’ fondamentale adesso che tutti gli attori politici lavorino in modo coeso sulle riforme necessarie. L’allargamento non è proceduto al ritmo auspicato lo dimostra il fatto che a distanza di 20 anni dalla dichiarazione di Salonicco che sancì la prospettiva europea dei Balcani, solo la Croazia è diventata Stato Membro UE. Non possiamo permetterci ulteriori ritardi. Se l’UE vuole essere un attore globale, l’ingresso dei Balcani è centrale e va accelerato”.

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