Guerra in Medio Oriente: calo delle importazioni, il Veneto tra le regioni più a rischio
I venti di guerra in Medio Oriente non hanno (ancora) prodotto effetti particolarmente gravi o importanti per i nostri scambi commerciali, ma i prossimi mesi saranno decisivi. Il commercio estero del Veneto con i paesi che, direttamente o indirettamente, sono influenzati dalla crisi del Mar Rosso ammontava, nel 2022, a 22,7 miliardi di euro, di cui 16,9 di importazioni e 5,7 di esportazioni. Sul commercio estero complessivo in capo alla nostra regione, i traffici interessati dal passaggio marittimo nell’area mediorientale incidevano per il 14,8%. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia.
Gli effetti della guerra sui porti italiani
Tra il primo bimestre del 2023 e lo stesso periodo di questo 2024 il numero delle navi mercantili in arrivo nei porti italiani ha subito una riduzione di 169 unità (-3,6% del totale). Un risultato riconducibile alla guerra scoppiata ad inizio ottobre nell’area mediorientale che in questi ultimi mesi ha visto crollare i transiti delle navi mercantili lungo il Canale di Suez. Tra i principali sistemi portuali presenti nel Paese, la contrazione più importante in termini assoluti ha riguardato Genova che ha visto diminuire gli attracchi del 10,7%. Seguono Livorno con -9,8% e Venezia con -6,4%. A Trieste la variazione è stata pari a -2,6%. In controtendenza, invece, i risultati conseguiti dal porto di Augusta che ha registrato un aumento degli approdi del 12,2%, da quello di Napoli +18,2%e da quello di Sarroch-Cagliari con +18,7%.
A rischio l’import veneto
Secondo gli ultimi dati statistici disponibili, il commercio estero italiano (import + export) che “viaggia” su nave con i paesi influenzati direttamente o indirettamente dalla guerra del Mar Rosso ammonta a 161,7 miliardi di euro. Questo importo incide sull’intero commercio estero del nostro Paese per il 12,6%. Di questi 161,7 miliardi, 110 (pari al 68%) riguardano le importazioni e “solo” 51,7 miliardi di euro (pari al 32%) le esportazioni. Alla luce di queste cifre, se la situazione nell’area Mediorientale dovesse precipitare ulteriormente, l’impatto negativo si potrebbe far sentire maggiormente sulle importazioni di merci. A livello regionale, Lombardia e Veneto sono le realtà che potrebbero essere le più a rischio: se la prima cuba nei paesi interessati 30,4 miliardi di importazioni, la seconda quasi 17. Di seguito l’Emilia Romagna con 9,3 miliardi e il Lazio con 7,4 miliardi. Sul fronte delle esportazioni, invece, la più in “pericolo” rimane ancora una volta la Lombardia che registra 12,5 miliardi di vendite in queste aree. Seguono l’Emilia Romagna con 8,7 e il Veneto con 5,7 miliardi di euro.
La guerra tra Israele e Hamas e gli effetti che la stessa sta provocando nell’area del Mar Rosso non si sono ancora fatti sentire in misura importante. Certo, il crollo dei passaggi delle navi mercantili nei primi due mesi del 2024 negli stretti di Bab el-Mandeb Strait (-50,5%) e del Canale di Suez (-39,3%) è stato significativo e, conseguentemente, i transiti lungo il capo di Buona Speranza hanno subito un’impennata dell’84,5%.
Questo vuol dire che, almeno per ora, le navi mercantili provenienti dal Sud Est Asiatico sono approdate quasi tutte nel Mediterraneo e successivamente nei nostri porti. Ovviamente i tempi di percorrenza si sono allungati, provocando un deciso aumento del costo dei noli. Per un container di 40 piedi che a metà di gennaio ha percorso la rotta Cina-Asia Orientale ed è arrivato fino al Mediterraneo, il prezzo ha toccato il picco di 6.673 dollari. Nulla a che vedere, comunque, con le tariffe che venivano praticate nell’estate del 2021, quando si aggiravano attorno ai 12.000 dollari. Va altresì segnalato che rispetto a un paio di mesi fa i costi sono in discesa. Lo scorso 1 marzo, infatti, il prezzo è sceso a 4.972 dollari per container, contro i 3.300 dollari registrati dall’indice mondiale noli calcolato da Freightos Baltic Index.