Marca Trevigiana, persi oltre 130 milioni di export verso Ucraina e Russia (-21,8%)

Risveglio traumatico per la nostra regione e soprattutto per il “Made in Treviso” che dall’inizio del conflitto russo-ucraino ha visto calare drasticamente e costantemente le esportazioni su tutti i fronti, dall’export manifatturiero a quello del settore moda. La città di Treviso è la seconda provincia in Veneto per export: da aprile 2022 a settembre 2023 è passato da più di 605 milioni di euro a 473,5 milioni, con una perdita del 21,8%. A calare sono soprattutto macchinari e attrezzature (-31,5%), apparecchiature elettriche (-54,9%) e i mobili (-39,2%).

I dati parlano chiaro: l’export della Marca Trevigiana verso Russia e Ucraina ha perso 131,7 milioni di euro, che, come anticipato, corrisponde ad un calo del 21,8%. Questo il dato che emerge a due anni dall’aggressione della Russia all’Ucraina. Regresso preoccupante per le imprese esportatrici trevigiane che, da sole, fatturano il 24,3% dell’export veneto, a precederle solo quelle vicentine. 

Bernardi (Confartigianato Imprese MT): “«Governo trovi equilibrio tra scelte di rigore e quelle indispensabili per crescere”

«Da febbraio 2022 a settembre 2023», spiega Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, «si è passati da 605,2 milioni euro di esportazioni a 473,5 milioni, con una perdita secca del 21,8%». Il calo più significativo si è registrato sul mercato russo, che prima della guerra comprava prodotti “Made in Treviso” per 470,3 milioni di euro, ora scesi a 367,1 milioni.

«La Russia resta tra i più grandi estimatori dei nostri prodotti di punta del lusso», sottolinea il presidente Bernardi, «dalla moda agli accessori del distretto calzaturiero, dall’alimentare con i prodotti enogastronomici di eccellenza sino all’arredamento con la produzione di mobili di lusso e complementi d’arredo di design. Ma anche il settore dell’automazione-meccanica è fortemente impattato da questa situazione».

Sul fronte delle importazioni, vero e proprio tonfo per i prodotti russi, crollati in 18 mesi da 24,1 milioni di euro a soli 7,1 milioni di euro, calo pari al 70,6%. Performance migliori per le importazioni ucraine, che si sono contratte del 5,5%, attestandosi a 25,4 milioni di euro, con una perdita di 1 milione e mezzo di euro.

«I segnali di vitalità delle nostre imprese», riflette il presidente Oscar Bernardi, «vanno incoraggiati con uno sforzo altrettanto energico da parte di chi guida il Paese per modificare un contesto spesso ancora ostile alla libertà d’iniziativa economica. Occorre realizzare il giusto equilibrio tra le scelte di rigore e le indispensabili opzioni per la crescita, puntando sull’ambizione di una visione strategica complessiva che valorizzi i nostri punti di forza e rimuova le criticità che sopportiamo da anni. Vanno sostenuti gli investimenti e l’occupazione con un’azione su più fronti e utilizzando i molteplici strumenti del “pacchetto manovra”, a partire dalla piena realizzazione del Pnrr».

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