Giochi: in Veneto 518 imprese attive nel settore slot e vlt, 3.399 gli occupati

In Veneto, nel 2022, risultano attive 518 imprese nel settore delle slot e delle vlt (+1,57% rispetto all’anno precedente), con 3.399 addetti, un dato in crescita del 7,39% rispetto ai 3.165 lavoratori impiegati nel 2021. È il quadro che emerge dal “Percorso di Studio sul settore dei giochi in Italia” condotto dalla CGIA Mestre, in collaborazione con As.tro, presentato oggi a Roma. Attualmente, la legge regionale del Veneto sul gioco prevede l’applicazione di un distanziometro di 400 metri dai luoghi sensibili, tra cui figurano anche gli asili, i compro-oro, i bancomat e le stazioni ferroviarie.

Un settore in lenta ripresa dopo la crisi pandemica, ma ancora alle prese con il calo dei posti di lavoro, più di 3 mila persi tra il 2021 e il 2022. È il quadro che emerge dal “Percorso di Studio sul settore dei giochi in Italia” condotto dalla CGIA Mestre, presentato oggi a Roma in collaborazione con As.tro. L’indagine, focalizzata in particolare sugli apparecchi da gioco (le slot e le videolottery), parte dalla stima del numero di addetti del comparto, realizzata sulla base di informazioni fornite dagli archivi camerali e dalla banca dati del Ries, il registro degli operatori di gioco dell’Agenzia Dogane e Monopoli, al quale i soggetti che operano nel settore degli apparecchi sono tenuti a registrarsi. Lo studio evidenza una contrazione di 2.328 unità tra gli addetti al settore a fine 2022 (da 47.336 a 45.008), il 5% in meno rispetto al 2021, con 1.314 aziende che nel giro di un anno fuoriescono dalla filiera del gioco lecito tramite AWP (le slot, appunto) e le VLT (da 54.429 a 53.115). Un dato che risente ancora del biennio 2020-2021, definito “drammatico” dalla CGIA. Il settore dei giochi, infatti, «è stato quello che ha subito il più lungo periodo di sospensione dell’attività a causa dell’emergenza sanitaria».

Il 2022 è stato l’anno di ritorno alla piena operatività; nonostante questo, gli operatori del settore hanno dovuto fare i conti con le conseguenze della pandemia e con le novità normative entrate in vigore nel biennio precedente: tra queste, l’introduzione della tessera sanitaria per l’uso delle VLT, la riduzione del payout, l’aumento della tassa sulle vincite. A partire dal 2021, inoltre, è scattato l’ultimo aumento delle aliquote del PREU. Dal report emerge quindi che rispetto al 2019 sono stati registrati quasi 6.000 esercizi in meno nei quali si possono trovare le AWP, che a loro volta sono calate di circa 13 mila unità. Anche le sale da gioco specializzate in cui si trovano le VLT dal 2019 sono in discesa: nel 2022 ve ne sono 466 in meno (-9,5%), e si registra un calo di oltre 3.200 VLT (-5,6%). Dal 2019 al 2022 la raccolta è calata di quasi il 28% (-12,9 miliardi) passando da 46,5 a 33,6 miliardi di euro, mentre le vincite hanno subìto un taglio del 31% (-11,1 miliardi di euro) coerentemente alla riduzione del payout.

Dal punto di vista fiscale, il comparto degli apparecchi continu a fornire un importante contributo per l’erario, sebbene in flessione rispetto al periodo pre-Covid. Nel 2022 – riporta lo studio condotto dalla CGIA Mestre in collaborazione con As.tro – il gettito del PREU derivante dalle AWP e dalle VLT è stato di 5,6 miliardi di euro, pari al 50% del gettito dell’intero settore del gioco lecito. A questi vanno aggiunte le altre imposte, contributi, tributi dovuti dalla filiera AWP/VLT: si tratta di ulteriori 800 milioni di euro, per un contributo fiscale complessivo di 6,4 miliardi di euro: un gettito superiore a quello delle tasse per l’auto pagate dalle famiglie (5,4 miliardi), dell’addizionale comunale Irpef (5,1 miliardi) e della cedolare secca sugli affitti (3,4 miliardi).
Rispetto al 2019, tuttavia, si registra una flessione: il PREU si è contratto del 17% (nonostante l’incremento dell’aliquota risente principalmente della riduzione della raccolta), mentre l’ammontare delle altre imposte si è ridotto del 15,3% a causa contrazione dei margini del comparto.

Francesca Ponzecchi

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