Vigneti biologici, crescita di oltre il 10% in due anni

I vigneti biologici in Veneto sono cresciuti del 10,27% negli ultimi due anni, passando da 8.712 ettari del 2020 a 9.607 ettari del 2021. La superficie di vigneti coltivati con metodi naturali è stata misurata da un’elaborazione di Veneto Agricoltura su dati Sinab (Sistema nazionale agricoltura biologica) e dell’agenzia regionale Avepa.

In testa in termini numerici si conferma la provincia di Verona, che passa da 3.339,98 ettari a 3.563,92 ettari (+6,70%), seguita da Treviso che da 1.929,58 ettari a sale a 2.265,90 (+17,43%), Padova da 1.331,15 a 1.478,46 ettari (+11,07), Venezia da 1.265,34 a 1.305,84 (+3,20), Vicenza da 811,20 a 889,12 (+9.60).

Fanalini di coda Rovigo e Belluno, che però registrano la maggior crescita in termini percentuali, seppur con numeri ridotti in termini di ettari: Rovigo passa da 24,91 ettari a 79,45 ettari bio (+218,93%) e Belluno da 9,83 a 24,31 ettari (+147,31%).

La domanda del Nord Europa e le altre coltivazioni

A spingere è la crescente domanda di vino bio nei Paesi europei, soprattutto in quelli del Nord, dove i consumatori esternano una notevole sensibilità per i prodotti sostenibili. Un trend che emerge anche nel mercato degli spumanti biologici, per il quale si prevede una grande crescita nei prossimi anni.

Sul fronte del biologico, Veneto Agricoltura segnala anche la forte avanzata degli ulivi, che segnano un +15% dal 2020 al 2021 e delle colture proteiche, come leguminose e da granella, che rimarcano un +25%.

La frutta a guscio fa segnare un +3,4, i cereali +3%. Anche il latte segue il trend: 77 gli allevamenti bio, con primato a Vicenza (29), seguita da Belluno (27) e Verona (15). Un fronte, quello biologico, in continua crescita in estensione dei terreni e in produttività, sia sulla spinta degli obiettivi fissati dall’Unione Europea sulla sostenibilità, sia per i favori dei consumatori nei confronti di tutto ciò che è coltivato con metodi più naturali.

«I dati evidenziano una situazione in continua evoluzione, ma anche uno spazio di ulteriore crescita in Veneto sia in termini di operatori che di superfici – sottolinea Laura Barduca, del settore biologico di Confagricoltura Veneto e presidente provinciale di Padova –. L’agricoltura biologica, con il suo regolamento e i recepimenti nazionali, rappresenta una risposta oggettiva al contrasto dei cambiamenti climatici. Il contesto socioeconomico attuale, unitamente alla complessità burocratica e normativa che interessa il settore, non incentiva però l’entrata di nuovi operatori all’interno del comparto. Serve, da parte del legislatore nazionale, una pronta risposta al recepimento del regolamento Ue 848/18, una chiara e univoca interpretazione sul tema delle rotazioni e una semplificazione normativa in merito all’acquisto delle sementi in lista rossa. Aspettiamo i decreti attuativi della legge sul bio e di poter utilizzare il nostro marchio nazionale biologico. Anche se in questi mesi di grande difficoltà per l’agricoltura, tra pandemia e conflitto russo ucraino, produrre in quantità sembra aver preso il posto del produrre di qualità».

Analizzando il numero di aziende attive, negli ultimi dieci anni il biologico in Veneto è passato da poco più di 1.500 operatori del 2009 a più di 3.500 del 2019, con un incremento del 126,9% rispetto alla media nazionale del 63% (dati sistema d’informazione bio Sinab). Sono quasi 50.000 gli ettari di superficie bio (dati 2021), con il traino della viticoltura e il mondo delle erbe officinali in forte crescita, con un 30 per cento in più di vendite per quanto riguarda tisane e affini.

«Sempre più rilevante è il valore del mercato generato – commenta Emilio Fidora, di recente eletto vicepresidente del gruppo di lavoro sull’agricoltura biologica del Copa-Cogeca, la federazione europea che dà voce ad agricoltori e cooperative –. Dobbiamo però registrare una flessione dei consumi domestici dello 0,8%, a conferma del peso della riduzione del potere di acquisto in seguito a tutte le difficoltà degli ultimi anni. Quest’anno, tuttavia, le vendite di prodotti alimentari bio italiani si sono attestate sui 5 miliardi di euro mentre l’export, con il suo marchio made in Italy, cresce del 16% rispetto al 2021, per complessivi 3,4 miliardi di euro di vendite sui mercati esteri».

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