Veneto, emergenza idrica: avviate le operazioni per aumentare la portata del Piave
A seguito delle riunione dell’unità di crisi per l’emergenza idrica in Veneto si sono avviate le operazioni necessarie per aumentare la portata del fiume Piave. L’obbiettivo è di tutelarne il sistema idrico a livello generale e fornire delle risorse utilizzabili dagli agricoltori per irrigare le piantagioni.
«Siamo in un momento importante anche per il mondo agricolo, in cui le coltivazioni maturano e siamo vicini alla raccolta autunnale. Nel caso del Piave si tratta di tutelare da un lato i vigneti e dall’altro tutte le coltivazioni di cereali», spiega Luca Zaia.
Tramite il dr. Nicola dell’Acqua, attuatore per la crisi idrica, si è chiesto a Enel Green Power di favorire un maggiore rilascio dai laghi del Mis, Pieve di Cadore e Santa Croce. Le prime operazioni hanno condotto a un aumento della portata all’altezza di Quero.
La situazione degli altri fiumi
Sul Po si sta provvedendo a spostare il potabilizzatore da Ponte Molo a Corbola, potenziando contemporaneamente l’erogazione da Adria, allo scopo di proteggere la centrale di Corbola da un’ulteriore risalita del cuneo salino.
Presenza di sacche di sale sul fondo del letto del Brian e del Livenza, per i quali è richiesta l’immissione di ulteriore acqua dolce per contrastare l’aumento della salinità. Il quadro complessivo rimane precario.
Lungo il Meschio è stato aumentato il rilascio di 4 metri cubi al secondo, regime che continuerà fino al termine di agosto.
L’Ulss 7 pedemontana ha dato il via libera all’immissione nella rete dell’acqua proveniente dal nuovo pozzo scavato a Marcesina, sull’Altopiano di Asiago. L’acqua è oligominerale, con basso residuo fisso e priva di contaminazioni chimiche.
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