Caro energia, «impatto devastante»: l'appello delle Confindustrie del nord a Draghi
Le Confindustrie di Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte lanciano l’allarme caro-energia e stimano costi extra per 40 miliardi di euro per le industrie dal 2019 al 2022, con un «impatto devastante» sul sistema industriale tale da paventare addirittura un «rischio deindustrializzazione» e una «minaccia alla sicurezza nazionale». La situazione potrebbe infatti mettere «a repentaglio la sicurezza e la tenuta sociale nazionali». Non potevano usare parole più forti gli industriali del Nord per lanciare il loro appello al governo Draghi – e alla politica in campagna elettorale – per contrastare l’inflazione energetica.
Il 30 agosto si è svolto un incontro straordinario tra i presidenti Annalisa Sassi (Confindustria Emilia- Romagna), Francesco Buzzella (Confindustria Lombardia), Marco Gay (Confindustria Piemonte), Enrico Carraro (Confindustria Veneto) e gli assessori allo sviluppo economico Vincenzo Colla (Emilia-Romagna), Guido Guidesi (Lombardia), Andrea Tronzano (Piemonte) e Roberto Marcato (Veneto).
Dai dati mostrati agli assessori emerge che, mentre nel 2019 il totale dei costi di elettricità e gas sostenuti dal settore industriale delle quattro regioni ammontava a circa 4,5 miliardi di Euro, nel 2022 gli extra-costi raggiungeranno – nell’ipotesi più ottimistica rispetto all’andamento del prezzo – una quota pari a circa 36 miliardi di Euro che potrebbe essere addirittura superiore ai 41 miliardi nello scenario di prezzo peggiore.
In linea con l’appello del presidente nazionale di Confindusria Carlo Bonomi, gli industriali hanno sottolineato che la situazione ha carattere di straordinarietà e urgenza indifferibile, perché è impossibile mantenere la produzione con un tale differenziale di costo rispetto ad altri paesi (UE e extra UE) nostri competitor, che va a colpire non solo le imprese esportatrici dirette, ma anche tutta la filiera produttiva, con un effetto pesantemente negativo soprattutto sulle piccole e medie imprese. Ulteriore effetto è l’annullamento del rilancio economico post pandemia, in particolare nelle ricadute sui territori che vedono una erosione drammatica di competitività rispetto anche ad altri paesi europei limitrofi. È chiaro ormai che ogni risorsa deve essere destinata prioritariamente a questa emergenza, affermano gli industriali.
Caro energia, cosa chiedono gli industriali
Sono cinque le misure urgenti che gli industriali chiedono al governo di mettere in atto, per scongiurare il caro-energia:
• introduzione di un tetto al prezzo del gas (europeo o nazionale) – in questo superando la posizione del presidente del consiglio Draghi che ha escluso la possibilità di applicare un tetto nazionale, affidandosi esclusivamente alla richiesta di applicare un tetto all’Europa;
• sospensione del meccanismo europeo che prevede l’obbligo di acquisto di quote ETS a carico delle imprese (l’ETS è il sistema europeo di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra);
• riforma del mercato elettrico e separazione del meccanismo di formazione del prezzo dell’elettricità da quello del gas;
• misure per il contenimento dei costi delle bollette con risorse nazionali ed europee;
• destinazione di una quota nazionale di produzione da fonti rinnovabili a costo amministrato all’industria manifatturiera.
Foto: un serbatoio di gas naturale, fonte Shutterstock