Le città venete capitali italiane della cultura di impresa: «Antidoto contro la recessione»

«TerritorImprenditivi: l’impresa della cultura». Non è frutto del caso la scelta di questo titolo per l’evento con cui ha preso ufficialmente il via Padova Treviso Venezia Rovigo Capitale italiana della Cultura d’Impresa 2022, nel momento in cui si addensano scenari recessivi e reclamano l’innesco di una svolta positiva.

Dopo due anni di pandemia, il deterioramento dell’economia, dovuto alle tensioni sui prezzi, la scarsità di materie prime, ulteriormente aggravato dall’invasione russa dell’Ucraina, mette a rischio il quadro di recupero del Veneto dopo un 2021 di forte rimbalzo (+6,9% il PIL) e rischia di dimezzare la crescita del PIL 2022 nella regione e in Italia (1,9% da oltre il 4% atteso).

In questo scenario di incertezza, acuito dall’«insensata follia» alle porte dell’Europa, la “cultura d’impresa”, che è creatività, innovazione continua, competitività, bellezza, ma anche rete di relazioni, crocevia di popoli e culture, solidarietà e accoglienza, può rivestire il ruolo essenziale di chiave di volta per una nuova resilienza, dopo quella nella pandemia. Per reagire al deterioramento dell’economia, reggere l’urto di shock energetico e conflitto e imprimere un radicale cambio di paradigma per la rinascita dell’Italia e dell’Europa. Se sarà supportata da politiche strutturali adeguate.

È il messaggio lanciato con forza al Teatro Goldoni di Venezia nel corso dell’evento che ha aperto “Padova Treviso Venezia Rovigo Capitale della Cultura d’Impresa 2022”, il progetto unitario di Assindustria Venetocentro e Confindustria Venezia vincitore del titolo assegnato da Confindustria con il patrocinio del Ministero della Cultura, che dal 5 aprile fino alla fine dell’anno, animerà i territori con oltre 80 eventi già in calendario centrati sui valori e le traiettorie della storia industriale e culturale di queste terre.

Non una singola città (dopo Genova, Alba). Ma per la prima volta un’inedita configurazione di Capitale ‘diffusa’, che salda il vertice veneto (con Milano e Bologna) del nuovo Triangolo industriale, in cui i protagonisti sono i luoghi, le produzioni, le persone e le comunità capaci di condividere una atmosfera industriale e i valori fondanti della cultura d’impresa come chiave di sviluppo e di identità. Territori imprenditivi, appunto: dai distretti e filiere del fashion made in Italy alla cantieristica, vino e agrifood alla manifattura digitale.

Un riconoscimento guadagnato sul campo, in anni di storia industriale che hanno forgiato un’area unica al mondo per indici economici e sociali, forte di un Pil aggregato di 86 miliardi, un nuovo record di export l’anno scorso con 32 miliardi, 325mila imprese attive (5,1% del totale nazionale), disoccupazione al 5,9% (Italia 9,2%). Ma anche di 20mila imprese che hanno investito in tecnologie e prodotti Green, 760 startup innovative, una economia sociale che issa il Veneto sul podio nazionale (31mila organizzazioni del Terzo settore), 13 milioni di visitatori. E il filo rosso di ben 44 musei e archivi d’impresa che cuce insieme l’area vasta: simbolo di una “memoria che guarda al futuro”, fonde i saperi con l’avanzamento tecnologico, genera orgoglio e appartenenza, innesto per la crescita e la ripartenza.

«Il riconoscimento di Capitale della Cultura d’Impresa a quest’area vasta nel cuore del Veneto è un motivo di grande orgoglio, che si carica di ulteriori significati, in questo momento tanto complesso – dichiara Leopoldo Destro, Presidente di Assindustria Venetocentro – Imprenditori Padova Treviso -. La cultura d’impresa che ha reso forti e resilienti i nostri territori, è creatività, innovazione, competitività, bellezza. Ma è anche relazione, incontro di popoli e culture, inclusione e accoglienza, valori che abbiamo l’ambizione di elaborare nel corso dell’anno in un ‘Manifesto della cultura d’impresa’ in sintonia con i tempi, da lasciare a chi verrà dopo di noi. È in questi valori condivisi e distintivi, la chiave di volta per una nuova resilienza, dopo quella nella pandemia, per reggere l’urto di shock economici e conflitto e costruire insieme la rinascita. Con il supporto necessario di politiche strutturali adeguate alle transizioni in corso. È il messaggio che oggi lanciamo da Venezia, città esemplare nel mondo per cultura, impresa, apertura. L’anno da Capitale guarda al futuro, alla volontà di progettarlo e costruirlo, per tutto il Veneto e per il Paese, per dimostrare che è dai territori della cultura d’impresa che può davvero partire la rinascita e il pensiero di una ‘nuova modernità’».

«Il lavoro è al centro della nostra vita, come ricorda anche il primo articolo della Costituzione italiana. Rispetto al 1947, tuttavia, oggi il contesto di riferimento è profondamente cambiato – dichiara Vincenzo Marinese, Presidente di Confindustria Venezia area metropolitana di Venezia e Rovigo -. Non dobbiamo dimenticare che sono le aziende a generare l’occupazione. È quanto faremo nel corso di quest’anno di iniziative, che vedrà l’area vasta di Padova, Treviso, Venezia e Rovigo Capitale della Cultura d’Impresa. Desideriamo far conoscere ai ragazzi, alle famiglie, all’intera società civile i valori che guidano ogni giorno il nostro agire. Vogliamo discutere insieme del lavoro, del futuro dei giovani in un momento storico complesso dal punto di vista economico, occupazionale, geopolitico e aggravato da un forte calo demografico. In tale contesto, promuovere la cultura d’impresa significa dare maggiore stabilità ai nostri figli, incentivare la natalità. Vuol dire rinnovare le relazioni tra parti sociali, passando dal concetto di partecipazione a quello di condivisione di nuove progettualità a favore del Paese e della sua crescita. Lo dobbiamo a chi c’è ora e a chi verrà, perché il futuro è nelle nostre mani».

L’Assessore allo Sviluppo Economico del Comune di Venezia Simone Venturini, il Presidente Camera di Commercio di Venezia Rovigo Massimo Zanon, il Presidente Gruppo Tecnico Cultura di Confindustria Antonio Alunni sono intervenuti all’apertura dei lavori. Il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi è intervenuto in collegamento con il suo saluto alla cerimonia di apertura.

«Le nostre idee, prima ancora di diventare il Made in Italy che troviamo sui mercati, nascono nella mente di imprenditori lungimiranti – dichiara Maria Cristina Piovesana, Vice Presidente di Confindustria per l’Ambiente, la Sostenibilità e la Cultura -. Il tessuto produttivo di quest’area del Veneto, protagonista di quest’anno di Capitale Italiana della Cultura d’Impresa, è un motore di sviluppo con una grande vocazione orientata all’innovazione, necessaria per affrontare le sfide del digitale, della sostenibilità ambientale e dell’indipendenza energetica, pur mantenendo salde radici nel territorio. L’impresa italiana genera il ’Bello e Ben fatto’ perché eredita la tradizione della sapienza artigianale e creativa di chi ci ha preceduto e riflette uno specifico genius loci che ha un’altissima valenza simbolica: sentirsi parte di un territorio, della sua storia e della sua identità. L’area vasta di Padova Treviso Venezia Rovigo ha un grande compito in questo momento così complesso: ‘esportare’ i valori della cultura d’impresa e il patrimonio di eccellenza di un territorio forte e determinato a vincere ogni sfida».

«Il percorso della Capitale della Cultura d’Impresa è un viaggio nell’unicità dei nostri paesaggi, tra tesori culturali diffusi e specializzazioni produttive – sottolinea Antonio Alunni, Presidente del Gruppo Tecnico Cultura Confindustria -. L’obiettivo dell’iniziativa è rafforzare, all’interno e all’esterno di Confindustria, la conoscenza delle nostre comunità locali e, attraverso una rinnovata tradizione di racconto, contribuire alla diffusione dei valori d’impresa. Quest’anno la Capitale della Cultura d’Impresa ci porta in Veneto tra preziosi siti Unesco e filiere produttive d’eccellenza: un incontro straordinario di arte e manifattura che oggi rendono questa Regione, responsabile di quasi il 10% del Pil, un motore trainante dell’economia nazionale. Risultati che sono anche frutto di una solida cultura d’impresa che assicura innovazione, inclusione, integrazione, l’attenzione per la “persona al centro”, nel segno di un progresso che costruisce su solide radici identitarie le ragioni del successo internazionale».

Numerosi i protagonisti delle tre conversazioni che hanno animato l’evento, condotte dal Giornalista Dario Di Vico. Sull’humus della cultura d’impresa: educazione e famiglia hanno parlato il Presidente di Confindustria Veneto Enrico Carraro, la Rettrice dell’Università Ca’ Foscari Venezia Tiziana Lippiello e il Presidente di SAVE Enrico Marchi. Sulla cultura come fattore strategico dell’impresa sono intervenuti la Vice Presidente di Confindustria Maria Cristina Piovesana e il Presidente di Museimpresa e Direttore della Fondazione Pirelli Antonio Calabrò. Gli attori della cultura d’impresa sono stati al centro della conversazione in cui hanno discusso Luca Fabbri Responsabile Relazioni Industriali Gruppo Fincantieri, Francesca Nieddu Direttore Regionale Veneto Est e Friuli Venezia Giulia Intesa Sanpaolo e il Segretario Generale Cisl Veneto Gianfranco Refosco.

Ha concluso i lavori la conversazione TerritorImprenditivi: l’impresa della cultura con i Presidenti Leopoldo Destro e Vincenzo Marinese condotta da Dario Di Vico.

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