Ucraina, dopo il Covid un altro freno al turismo veneto. Cna: «Il comparto rischia»
Una lunga crisi economica, due anni di Covid e ora il conflitto tra Russia e Ucraina. In primo piano certamente una situazione umanitaria che necessità di ogni attenzione, ma molte e difformi saranno le conseguenze di questa guerra che stanno già impattando sull’intero sistema economico del territorio.
Interi comparti e relative filiere già in forte sofferenza per i due anni di pandemia, alla luce delle ultime due settimane non riescono a rialzare la testa. Tra queste il comparto turistico che per il Veneto rappresentava un PIL del 10% prima del Covid e che tra gennaio e ottobre 2021, grazie ad un numero complessivo di presenze ammontava a 47,5 milioni con un incremento del 52% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I numeri del movimento turistico regionale del 2021 avevano evidenziato soprattutto la crescita rilevante delle presenze straniere (+80% rispetto al 2020) anche se la comparazione con i dati del 2019 restituivano un quadro non ancora del tutto positivo seppure in lieve ripresa: nei primi dieci mesi del 2021 le presenze risultavano ancora inferiori del 29% rispetto allo stesso periodo del 2019, ma con un recupero del +52% rispetto al 2020 (dati Osservatorio Economia e Territorio CNA Veneto, febbraio 2022).
I recenti e drammatici eventi legati al conflitto tra Russia e Ucraina hanno nuovamente fatto precipitare la situazione di un comparto che avoca a sé la filiera della Ristorazione, dell’Agroalimentare, dell’Artigianato, della Moda, dei Trasporti. In particolare se si considera come la clientela russa rappresentasse un plus di tutto rispetto per l’indotto turistico, con 327.930 turisti giunti nella nostra regione dalla Federazione russa solo nel 2019, per visitare le città d’arte venete – Venezia in primis, ma anche Verona e Padova –; le località balneari – Jesolo, Caorle, Eraclea –; i lidi del Lago di Garda ed il comparto termale euganeo; il comparto di montagna, tra le mete preferite del turismo russo.
Con il 2020 il drammatico calo di presenze, ovviamente, imposto dai lockdown e dalle misure di contenimento del Covid 19: dalla Russia solo 51.507 arrivi, pari ad un -84,3% rispetto all’anno precedente.
E se appunto si è guardato con speranza al 2021 che ha segnato un lieve rialzo delle percentuali di presenze turistiche straniere, ecco che il 2022 segnerà ancora un preoccupante trend negativo.
«Questa situazione ci impone di monitorare i settori – sottolinea il Presidente CNA Veneto Moreno De Col nell’analizzare la situazione –. Il comparto turistico in Veneto coinvolge appunto una filiera strategica: si parla di migliaia di lavoratori e di piccole, micro e medie imprese. Situazioni già fortemente provate da due anni di stravolgimenti economici epocali e che ora, avviati pochi passi verso una ripresa delle attività per ripartire, si trovano nuovamente a dover fronteggiare un altro stop dalle gravissime conseguenze, dettato questa volta da una situazione politica che ha dovuto imporre inevitabili sanzioni. Senza contare il fatto oggettivo che questa situazione internazionale colpisce in primis due paesi, ma mette il freno a tanti paesi europei dell’area Est che certamente non incentiveranno gli spostamenti turistici nei prossimi mesi.»
«Le prossime settimane saranno vitali per una valutazione il più possibile accurata degli impatti di questo conflitto sulla nostra economia – chiosa il Segretario CNA Veneto Matteo Ribon –. Il timore è che questa situazione, anche una volta cessato il conflitto armato, non sarà di breve risoluzione per quanto riguarda le conseguenze economiche. Ancora una volta dobbiamo serrare i ranghi e chiedere sostegno immediato al Governo per calmierare innanzitutto gli aumenti insostenibili dei costi dell’energia e delle materie prime e di rimodulare gli interventi di sostegno alle piccole e medie imprese che sono tra quelle più in sofferenza.»
Giacomo Porra