Caro energia, Confindustria Vicenza chiede al governo una cassa integrazione ad hoc
Confindustria Vicenza chiede al governo di introdurre una cassa integrazione “energetica” per consentire alle aziende di ammortizzare il costo dell’energia schizzato alle stelle in seguito alla guerra in Ucraina. Uno strumento ad hoc, con causale autonoma, sul modello di quella varata per il Covid all’inizio della pandemia.
Per Alberto Favero (nella foto), vicepresidente di Confindustria Vicenza con delega alle relazioni industriali, «l’ulteriore balzo dei costi energetici, e più in generale la crisi bellica, sta determinando una frenata quando non addirittura il fermo produttivo di diverse aziende manifatturiere. E quelle che non l’hanno ancora fatto, stanno facendo i propri calcoli e le relative valutazioni. D’altra parte, purtroppo, i numeri non mentono: il costo dell’energia è per lo meno quadruplicato».
Favero fa riferimento ai numeri portati in audizione alla Camera dei Deputati proprio da Confindustria: nel corso del 2021, infatti, il prezzo dell’energia elettrica in Italia è passato da circa 50 euro/Mwh a circa 200 euro/Mwh e il prezzo del gas è cresciuto da circa 20 euro/Mwh a quasi 80 euro/Mwh. E il 2022 sta aggravando anche questo incremento.
«Si tratta ancora una volta di uno scenario improvviso e imprevedibile al quale risulta difficoltoso far fronte con gli ordinari strumenti a disposizione delle imprese – continua Favero -. Posto che l’utilizzo della cassa integrazione ordinaria, secondo le indicazioni che abbiamo avuto dall’Inps e dallo stesso Ministero del Lavoro, è tecnicamente escluso e che anche la cassa straordinaria presenta alcune problematiche che male si conciliano con l’urgenza delle decisioni da prendere; si tratta di valutare da parte del Governo l’introduzione di uno specifico ammortizzatore sociale sulla falsariga di quanto già avvenuto per la gestione dell’emergenza Covid».
Da luglio 2021 non esiste più la Cig Covid che risultava neutra ai fini del plafond, e da allora, spiega Confindustria Vicenza, molte imprese sono state messe a dura prova dalla precedente emergenza e, avendo già ampiamente attinto agli ammortizzatori sociali, ne hanno ormai esaurito il tetto a loro disposizione.
«Chiediamo in sostanza – conclude il vicepresidente di Confindustria Vicenza – la stessa cosa che ha affermato il presidente Draghi da Versailles: ‘Dobbiamo sostenere il potere d’acquisto delle famiglie’ e, aggiungo io, dobbiamo avere gli strumenti per poter sostenere i redditi dei lavoratori in un momento di emergenza in cui le aziende non sono in grado di produrre. Chiediamo quindi di riconoscere la possibilità di fruire della Cig introducendo una autonoma causale speciale legata alla crisi energetica (che ricordo è comunque assimilabile ad una crisi di mercato) e che i periodi di tale intervento possano venire neutralizzati ai fini del computo dei 24 mesi complessivamente fruibili nel quinquennio appunto perché, specialmente per le aziende che si sono trovate maggiormente in difficoltà con il Covid, per molti questo plafond potrebbe essere già stato esaurito».
Giacomo Porra