Bando rigenerazione urbana, sindaci in rivolta: «Comuni veneti esclusi»
Sindaci veneti (e non solo) all’attacco del ministero dell’Interno. Il motivo? Il bando per progetti di rigenerazione urbana dei comuni sopra i 15mila abitanti, lanciato dal dicastero guidato da Luciana Lamorgese di concerto con i ministeri dell’Economia e delle Finanze e delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile. Bando che ha stanziato risorse per 3,4 miliardi di euro nell’ambito del PNRR. Il 31 dicembre 2021 sono state rese pubbliche le graduatorie, che comprendono 1784 progetti ammessi e finanziati, con 483 enti locali beneficiari. Le opere ammesse sono in tutto 2325, ma c’è una fetta che rimane – almeno per il momento – esclusa dai contributi perché le risorse stanziate non sono sufficienti a finanziarle tutte.
Bando rigenerazione urbana, la protesta del sindaco di Treviso
E qui nasce lo scontento dei sindaci veneti. A farsene portavoce è il sindaco di Treviso e presidente di Anci Veneto, Mario Conte, che ha scritto una lettera al presidente del consiglio Mario Draghi: «Ci rivolgiamo a lei in quanto riteniamo che i fondi siano stati destinati secondo criteri che danneggiano fortemente i comuni veneti – denuncia Conte –, esclusi nella quasi totalità dalla graduatoria di finanziamenti, cruciale per la messa in opera di progetti e per lo sviluppo delle nostre città».
«Se come abbiamo potuto constatare, non vengono superati criteri, su tutti l’indice di vulnerabilità, che fanno riferimento a retaggi storici e di un’Italia a due velocità, il nostro Paese non viene e non verrà mai messo nelle condizioni di progredire e di migliorare la qualità della vita dei cittadini» si legge ancora nella lettera di Conte a Draghi. Che prosegue: «Riteniamo infatti che anche i comuni veneti, a fronte di progetti concreti, debbano poter porre in essere tutti quegli interventi volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale e al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale. Queste, infatti, sono criticità che non investono soltanto il Mezzogiorno e che devono essere prevenute e arginate attraverso opere di riqualificazione».
I criteri del bando che privilegiano le città «vulnerabili»
Ma quali sono i criteri presi di mira da Conte? Si trovano nel DPCM del 21 gennaio 2021, intitolato “Assegnazione ai comuni di contributi per investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale”, che disciplina le modalità con cui sarebbero stati erogati i fondi del bando. All’articolo 5, comma 2, si legge: «Qualora l’entità delle richieste pervenute superi l’ammontare delle risorse disponibili, l’attribuzione è effettuata, tenendo conto della quota riferita alla progettazione esecutiva e alle opere, a favore dei comuni che presentano un valore più elevato dell’indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM)».
Che cosa sia l’IVSM, ce lo ricordano, qualche riga più sopra, le premesse dello stesso decreto, dove si riporta che l’indice «è calcolato dall’ISTAT con il seguente algoritmo: media aritmetica corretta dei valori normalizzati dei seguenti sette indicatori», ovvero: incidenza percentuale della popolazione di 25-64 anni analfabeta e alfabeta senza titolo di studio, incidenza percentuale delle famiglie con potenziale disagio economico, incidenza percentuale delle famiglie con potenziale disagio assistenziale, incidenza percentuale della popolazione in affollamento grave, incidenza percentuale delle famiglie con 6 e più componenti, incidenza percentuale di famiglie monogenitoriali giovani e adulte, incidenza percentuale di giovani di 15-29 anni non attivi e non studenti.
Si tratta quindi di criteri ispirati da dati oggettivi sulla condizione economica, sociale e culturale della popolazione, e la ratio del provvedimento è che, nel caso le risorse stanziate non bastino per i progetti presentati da tutte le città, la priorità va data a quelle mediamente più povere e più afflitte dal disagio sociale. Una forma di compensazione, insomma, per aiutare chi sta peggio a migliorare la propria condizione.
Decaro (Anci): «Le risorse siano integrate»
Antonio Decaro, sindaco di Bari, in qualità di presidente dell’Anci nazionale, l’associazione che riunisce tutti i comuni italiani, si è fatto portavoce della protesta dei sindaci del Nord con una nota: «L’Anci – afferma Decaro – chiede da tempo al governo una attenzione particolare su questa misura di investimento, che riguarda opere che in genere sono rapidamente cantierabili: riteniamo che tutti i progetti – ammessi dopo una lunga e scrupolosa valutazione istruttoria fatta dai Ministeri competenti – debbano essere finanziati. Per questo però è necessario, come abbiamo ribadito con forza al governo, che le risorse attualmente previste vengano integrate con ulteriori 900 milioni circa, anche per ovviare ad alcune criticità causate dall’applicazione dei parametri usati per definire la graduatoria».
«Appare paradossale – prosegue Decaro – che da una parte l’Italia possa disporre di risorse per investimenti straordinarie, e dall’altra parte ci siano progetti già pronti che non vengono finanziati, escludendo in particolare alcuni importanti Comuni del Nord».
Anche Vicenza «esclusa» dalla rigenerazione urbana
Anche il primo cittadino di Vicenza e presidente della Provincia Francesco Rucco interviene sulla questione. «Condivido pienamente le critiche giunte dall’Anci nazionale e regionale – afferma Rucco – e ribadisco che sono stati utilizzati criteri iniqui che hanno creato situazioni di squilibrio che penalizzano di fatto Comuni virtuosi come quelli veneti e vicentini che hanno progetti già pronti e cantierabili, ammessi alla graduatoria, ma che vengono esclusi per mancanza di finanziamento. Le risorse attualmente previste devono essere integrate con ulteriori 900 milioni ed il nostro territorio deve farsi sentire a livello nazionale, in maniera univoca e compatta».
Gli interventi inseriti nell’elenco per il bando della Presidenza del Consiglio dei Ministri dal Comune di Vicenza, che ammontano a circa 18 milioni di euro, riguardano la riqualificazione di Campo Marzo con i vari stralci, i palazzi Chiericati e del Territorio, il Palazzetto dello sport, numerose scuole di proprietà comunale (riqualificazione energetica e adeguamento sismico), il restauro della Torre del Tormento, di Porta Santa Croce, Parco Querini, della sala polifunzionale della Basilica Palladiana e il completamento delle ciclovie portanti definite dal Pum (assi di collegamento di ambito sovra-comunale per gli spostamenti “casa-lavoro” e “casa-scuola”, ciclovia “anello urbano”, completamento dei tronchi nord e ovest). Nell’elenco sono comprese anche la realizzazione e l’adeguamento dei parchi gioco inclusivi, di percorsi ciclabili e degli assi verdi per la rigenerazione urbana dell’area industriale (opere per un totale di due milioni di euro) e la riqualificazione ambientale del parco di Villa Bedin-Aldighieri.