Covid, l'allarme di Zaia: «Il Veneto rischia la zona gialla»
Sono 712 i nuovi positivi in Veneto, pari al 2,24% dei tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. Attualmente positivi 16381 persone, il doppio degli 8000 di settembre, quel minimo storico da inizio pandemia che ci aveva portati ad intravedere la luce in fondo al tunnel. E invece «Se non ci si fermerà, altro che zona gialla: andremo anche in arancione o rossa». Lascia trasparire preoccupazione il governatore del Veneto Luca Zaia, durante la conferenza stampa del 14 novembre 2021 presso la sede della Protezione Civile a Marghera (VE).
Secondo le proiezioni eseguite dalla Regione, nel giro di un paio di settimane potrebbero arrivare ad un centinaio di persone i pazienti ricoverati nelle terapie intensive del Veneto (attualmente sono 64). «C’è preoccupazione, perché a quel punto avremo superato due parametri su tre per tornare in zona gialla» sottolinea Zaia ribadendo anche che «L’80% dei ricoverati in terapia intensiva non si è vaccinato»
Zona gialla: che cosa si può (e non si può) fare?
Sono diversi mesi che il Veneto non precipita nuovamente in uno status diverso da quello di «zona bianca», perciò è necessario un ripasso sui comportamenti permessi e sulle misure da tenere per prevenire il contagio e, in maniera più importante, il sovraffollamento del sistema ospedaliero.
Si ricorda, innanzitutto, che le norme del Decreto Covid in vigore sono quelle approvate il 21 aprile dal Governo Draghi: il coprifuoco è stato abolito, e gli spostamenti tra Comuni e Regioni sono consentiti a prescindere dal colore della regione di provenienza e di quella di arrivo. I ristoranti e i bar restano aperti anche al chiuso, e ci si può sedere al massimo in quattro allo stesso tavolo, a meno che non si tratti di conviventi. La mascherina resta obbligatoria sia al chiuso che all’aperto. Restano aperti cinema, teatri e musei con regole stringenti: distanza tra spettatori di almeno un metro e capienza delle sale dimezzata.
Per scuole elementari e medie la didattica rimane in presenza al 100%, mentre per quanto riguarda le scuole superiori sarà compresa tra 70% e 100%. Possibile, quindi, il ritorno parziale della didattica a distanza qualora si presentassero gli estremi all’interno del gruppo classe.