Epilessia e lavoro, la testimonianza di Giulia Gazzetta. «Resilienti per natura, siamo una forza per le aziende»

L’Epilessia è una delle malattie neurologiche più frequenti: ne soffrono circa 500.000 persone in tutta Italia. Nonostante questo, è una patologia della quale si parla ancora troppo poco, colpita da uno stigma, cristallizzato col tempo, difficile da eradicare. Soffrire di epilessia, quindi, rimane ancora un tabù. Il motivo è semplice: le persone con epilessia hanno paura di essere trattate in modo diverso. Un timore giustificato: questo, purtroppo molto spesso, accade. Dobbiamo quindi parlarne, e parlarne ancora. Per questo voglio raccontare la mia esperienza: perché possa essere d’aiuto.

Soffro di epilessia da quando avevo 5 anni, un’epilessia per il momento controllabile con i farmaci, che mi ha quasi sempre permesso di avere una vita abbastanza normale. Riesco ora a condurre una vita indipendente, senza dover rinunciare ai miei amati viaggi e al lavoro, seppur con qualche attenzione in più. Sono stata assistente di direzione per dieci anni in importanti realtà venete, occupandomi di organizzazione, lavoro, risorse umane e comunicazione. Ora, ho avviato la mia attività di consulenza focalizzata su questi temi, che mi permette di mettere a frutto le conoscenze sviluppate in questi anni, integrandole e sviluppandole con il percorso di vita che ho dovuto affrontare per gestire una serie di situazioni, tra cui questa malattia.

Personalmente, non mi sono mai sentita “esclusa” dal mondo del lavoro perché soffro di epilessia. Questo perché mi sono fatta conoscere come «Giulia» e solamente dopo molti anni, quando c’è stata la necessità, ho aggiunto «soffro di epilessia». Non ho avuto il bisogno di farlo sapere prima, sapevo quali erano i miei limiti e anche come gestirli e dirlo mi sembrava superfluo, anche se il timore di non riuscire a seguire i ritmi dell’azienda o dei colleghi c’è sempre stato, soprattutto in caso di trasferte, sveglie all’alba o eccessivo stress.

Non sempre però le persone che ne soffrono hanno la possibilità di scegliere se dirlo o non dirlo. Ad esempio, nel caso di visite mediche pre-assuntive o nel caso in cui l’epilessia crei grandi limiti rispetto ad alcune attività lavorative, la malattia può essere la causa dell’esito negativo della selezione. Come ci si dovrebbe quindi comportare se una persona che soffre di epilessia si è candidata per una posizione nell’azienda? Conoscerla, comprenderla e capirla perché ogni persona è diversa, ed anche l’epilessia si manifesta in molti modi diversi, e quindi è impossibile generalizzare. La realtà però è che quando si è alle prese con qualcuno o qualcosa che non si conosce ci si trova spaesati e non è chiaro quale sia il comportamento giusto e spesso «l’evitare», risulta l’atteggiamento più semplice da adottare. L’ideale sarebbe invece quello di capire realmente la persona che abbiamo davanti per comprendere quali sono i limiti, ma soprattutto i punti di forza che permetteranno di superare questi limiti. Considerando sempre, che una persona che vive in questa situazione, ha delle capacità di adattamento non indifferenti, che porterebbero sicuramente molti benefici alle realtà lavorative.

Un grandissimo senso di responsabilità, ad esempio, perché avere questa malattia significa dover fare scelte mature e responsabili, anche se questo potrebbe voler dire rinunciare a qualcosa che sta particolarmente a cuore. Il Problem Solving; troppo spesso le cose non vanno come avremmo voluto o come abbiamo previsto. Questo ci porta a dover cambiare velocemente direzione alla nostra vita, sviluppando in brevissimo tempo, un piano alternativo che ci permetta di gestire la situazione al meglio continuare a vivere a pieno. Inutile parlare di quale sia il nostro livello di resilienza ovvero “la capacità di affrontare un evento traumatico o un periodo di difficoltà”. Questa capacità è ormai talmente tanto sviluppata in noi che nemmeno ci rendiamo conto di possederla.

Quindi, perché non iniziare a considerare le persone affette da questa malattia come una grande risorsa per la nostra azienda?

Giulia Gazzetta

 

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