Sicurezza sul lavoro, infortuni in aumento in Veneto. I sindacati: «Riaprire il tavolo sul Piano strategico»
La sicurezza sul lavoro è stata oggetto di un recente incontro tra CGIL, CISL, UIL e il presidente Draghi, che si è impegnato ad imprimere una svolta nella tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori.
La ragione che spinge il Governo verso misure inedite sia sul piano della repressione che su quello della prevenzione è molto semplice: gli incidenti gravi e gravissimi, così come i morti sul lavoro, sono una vera e propria emergenza nazionale, come testimonia la drammatica escalation avvenuta negli ultimi giorni.
Anche in Veneto il numero di decessi per infortuni sul lavoro è sensibilmente maggiore rispetto a quanto avvenuto lo scorso anno nello stesso periodo. Nei primi otto mesi del 2021 (dati Inail pubblicati ieri), le denunce d’infortunio con esito mortale in Veneto sono 63 (+21,2% rispetto al 2020), le denunce di infortunio 43.811 (+ 17,7%), le denunce di malattia professionale 2.249 (+30,08%). Solamente negli ultimi giorni ci sono stati due morti sul lavoro in Veneto, un operaio caduto dall’impalcatura a Loreggia (Padova) ed un altro lavoratore schiacciato da un Tir a Cologna Veneta (Verona).
«Eppure – dichiarano Christian Ferrari (segretario generale Cgil Veneto), Gianfranco Refosco (segretario generale Cisl Veneto), Roberto Toigo (segretario generale Uil Veneto) – il nostro allarme sulla sicurezza nei luoghi di lavori e l’appello forte alle istituzioni sono stati lanciati con largo anticipo. Come organizzazioni sindacali ci siamo mossi compatti su un tema che consideriamo cruciale non solo per il mondo del lavoro, ma per l’intera società: la mobilitazione sui nostri territori risale ormai al 2018 e ha portato alla sottoscrizione con la Regione, gli enti preposti, le associazioni datoriali, del Piano strategico su salute e sicurezza. È purtroppo un dato di fatto che larga parte di quei contenuti sia rimasta inapplicata, anche a causa dell’arrivo della pandemia. Ma al di là di ciò che è accaduto in passato, che però deve essere di insegnamento per tutti, quell’accordo oggi dobbiamo innanzitutto rinnovarlo e rilanciarlo, perché programmava gli interventi da realizzare nel triennio 2018-2020 e nel frattempo peraltro la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori è tutt’altro che migliorata».
«Su forte sollecitazione di Cgil Cisl Uil Veneto, lo scorso 29 giugno – proseguono – si è svolto un incontro nel quale la Giunta regionale si è impegnata a riaprire formalmente il tavolo di confronto sul Piano. Per dare forza alle nostre richieste il 20 luglio abbiamo tenuto una partecipata manifestazione regionale a Vicenza. Sono però passati tre mesi e nulla ancora è accaduto. Ma i lavoratori non hanno smesso di morire svolgendo le proprie mansioni nelle imprese venete».
«Non possiamo più aspettare – concludono – non c’è più un minuto da perdere. Non solo pretendiamo con urgenza massima il rinnovo del Piano strategico, ma vogliamo che i nuovi contenuti si trasformino nel più breve tempo possibile in azioni concrete. Ci aspettiamo degli impegni fattivi da parte della Regione Veneto: un programma di rafforzamento degli organici e delle competenze degli SPISAL (anche in vista di un forte turn over nei prossimi anni per il pensionamento di molti tecnici della prevenzione) per incrementare vigilanza e azioni di prevenzione, un piano straordinario di formazione dei lavoratori, il monitoraggio dei settori più a rischio. Ogni giorno che passa senza intervenire, altri lavoratori corrono rischi gravi, e non di rado mortali. Non può essere un problema solo dei sindacati, occorre un’assunzione di responsabilità di tutte le Istituzioni e, soprattutto, delle parti datoriali, che non possono assistere inerti alla strage. Se non avremo riscontri rapidissimi, non ci saranno alternative a una nuova energica azione di mobilitazione».