A Venezia da Israele, la famiglia Arbib per il «tocheton» del Campanile di San Marco
Il “tocheton”, cioè il grande pezzo di 5 tonnellate del Campanile di San Marco crollato a inizio ‘900, presentato a Venezia nel giardino privato di Palazzo Berlandis, ha fatto clamore arrivando fino in Israele. Jack Arbib, presidente del Museo di Arte Ebraica Italiana “U. Nahon” di Gerusalemme, appena saputo del ritrovamento ha coinvolto la cugina Deborah e il figlio Ruben con le famiglie. Così, nei giorni scorsi, gli Arbib sono giunti a Venezia, accolti da Noemi e Giovanni Bognolo, per vedere cosa aveva messo da parte nel 1902 il loro parente Salvatore Arbib. Tutti si sono commossi quando hanno visto l’enorme resto del Paron de Casa. Il blocco di mattoni e pietre è sempre stato nel giardino a due passi da Campo Santa Margherita, ora di proprietà della famiglia Bognolo.
LA STORIA DI ARBIB – 14 luglio 1902, crolla il Campanile di San Marco. A quel tempo fu proprio Salvatore Arbib, esploratore e antiquario ebreo nato a Venezia e di famiglia originaria da Tripoli, a trasportare da Piazza San Marco – passando per il Rio dei Tre Ponti – quello che a tutt’oggi risulta essere il più grande resto esistente del Paron de Casa con incastonati pezzi di antica fattezza tra cui un capitello bizantino. La Soprintendenza di Venezia ha confermato di aver avviato la procedura per il riconoscimento culturale museale del “tocheton”. I discendenti Arbib hanno sottolineato che Salvatore era un benefattore e ricordato che egli donò due mummie egizie al Museo Correr, ancora ben conservate.
TOCHETON E TOCHETIN – Il termine “tocheton”, scelto ad hoc in dialetto veneziano, è stato collegato a quello del “tochetin” del Campanile di San Marco. Infatti, nel 1902 fu la bambina Gigeta a pronunciarlo per prima. Lei, figlia del pittore Angelo Alessandri discepolo di John Ruskin, si era tenuta in tasca un pezzettino del Campanile dopo aver gettato in mare, a 3 miglia dalla costa del Lido di Venezia, il primo degli oltre 1.200.000 mattoni delle macerie. “Go un tochetin de maton del campaniel” diceva Gigeta, scrive nel 1902 l’archeologo Giacomo Boni nella cronaca del funerale svoltasi in barca al largo del Lido. Per l’occasione la famiglia Arbib ha ricevuto da Vittorio Baroni, presidente di Lido Oro Benon, due “tochetini” del campanile di San Marco riportati in spiaggia dalle maree.
IL PROGETTO – Un nuovo episodio del Paron de Casa proprio in vista dei due anniversari che saranno celebrati nel 2022, ovvero i 120 anni del Campanile crollato e i 110 della sua inaugurazione “dov’era e com’era”. Dal prossimo ottobre, nell’ambito del Festival Sviluppo Sostenibile e di Venezia 1600, sono in programma le selezioni di 9 classi di scuola primaria che ricostruiranno altrettante copie del Campanile alto 2 metri in scala e con il supporto degli ingegneri, nonché la pubblicazione di un libro, la creazione della medaglia commemorativa con la scuola orafa di Vicenza, concorsi ed eventi che si svolgeranno anche in Piazza San Marco. Info e aggiornamenti sul sito elparondecasa.net.