La produzione industriale vola: superati i livelli pre-Covid a Padova e Treviso

L’industria accelera e ricuce lo strappo del 2020. Nel secondo trimestre del 2021 l’attività industriale di Padova e Treviso supera i livelli pre-pandemia. Fra aprile e giugno la variazione della produzione è del +39,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, minimo della crisi e del +9,9% rispetto al 2019. Pur con eterogeneità settoriale. Un risultato record, spinto dal ritorno robusto della domanda interna (+47,4%) e dalla corsa dell’export (+61,8% rispetto al 2020, già influenzato dagli effetti del Covid), soprattutto extra-UE. Il balzo degli ordini, sia interni che esteri (+54,2%), anticipa che tale contributo continuerà anche mei mesi estivi.

Sono i principali risultati dell’indagine La Congiuntura dell’Industria di Padova-Treviso (consuntivo secondo trimestre 2021 – previsioni secondo semestre) condotta da Assindustria Venetocentro, in collaborazione con Fondazione Nord Est, su un campione di 520 aziende manifatturiere e dei servizi delle due province.

L’accelerazione si legge anche nei dati sul lavoro: il secondo trimestre consolida il segno positivo (+2,2%, +5,1 nel metalmeccanico), oltre metà delle imprese (53,3%, 62,4 nel metalmeccanico) assumerà nei prossimi sei mesi. La fiducia e le attese degli imprenditori su produzione e ordini sono a livelli elevati, migliorano gli investimenti, ma ci sono anche timori che la variante Delta possa frenare i progressi ottenuti nella lotta al Covid-19. «L’avanzare della campagna vaccinale senza intoppi è la precondizione principale affinché non si interrompa una ripresa che si sta manifestando ma che va consolidata», fa notare Assindustria. Inoltre, i prezzi alti (per il 91,3%) e la scarsità delle materie prime possono costituire un vincolo alla ripresa.

Assindustria: «Tornati ai livelli pre-pandemia, ma servono investimenti»

«Nonostante l’eredità pesante della pandemia – dichiara Leopoldo Destro, presidente di Assindustria Venetocentro – il sistema produttivo di Padova e Treviso ha ripreso a marciare con ritmi senza precedenti, anche nei mercati esteri, grazie alla determinazione, capacità di adattamento e riorganizzazione degli imprenditori. Alla luce dei dati possiamo finalmente dire che la produzione industriale è tornata oltre i livelli pre-pandemia, ma non dobbiamo abbassare la guardia. Preoccupano nuovi rischi, legati alle possibili varianti del contagio, e altri fattori di incertezza, su tutti i rincari insostenibili e, in alcuni casi, la carenza di materiali. Dobbiamo mettere a frutto i segnali della ripresa con interventi mirati a sostegno dei settori più in difficoltà e soprattutto della competitività e capacità di crescita. A partire dalla necessità di proseguire con decisione nella campagna vaccinale per scongiurare nuove restrizioni. L’avvio del PNRR con l’arrivo della prima tranche di aiuti è un driver della ripresa, da attuare in maniera puntuale ed efficace, con il coinvolgimento delle aziende. La transizione ecologica è un obiettivo strategico, ma è altrettanto importante non penalizzare le imprese, a seguito della proposta UE sulle emissioni di CO2, che impatterà fortemente sulla filiera dell’automotive. All’Europa chiediamo una politica industriale per difendere la competitività del nostro continente. Al Governo e alla Regione di favorire la transizione delle filiere produttive con investimenti pubblici e meccanismi premiali per gli investimenti aziendali nell’efficientamento energetico e nell’economia circolare».

«I risultati della nostra indagine – aggiunge Federico Zoppas, Consigliere Delegato di Assindustria Venetocentro per l’Ufficio Studi – confermano e rafforzano i segnali di miglioramento già delineati a inizio anno. La ripartenza sta acquistando velocità, coinvolgendo anche settori e tipologie dimensionali che nei mesi scorsi avevano manifestato maggiore incertezza. Il sistema produttivo ha dimostrato la capacità e la volontà di tutelare le imprese e il lavoro, di aumentarlo in molti casi, come dimostrano le aspettative di aumento degli occupati nel manifatturiero, coniugando le necessità economiche e produttive con ogni possibile strumento di accompagnamento, tutela e riqualificazione delle persone. Il dialogo e il senso di responsabilità di tutti sono preziosi in questo momento, e lo saranno nel ridisegno di ammortizzatori sociali e di politiche attive del lavoro, basate su formazione, occupabilità e cooperazione tra pubblico e privato, che funzionino, semplifichino l’assunzione e il ricollocamento dei lavoratori. Dobbiamo tenere presente che in molti settori industriali la questione in campo è ben diversa dai licenziamenti, ovvero la disponibilità di personale, sia specializzato sia generico. Per questo dobbiamo diventare un territorio sempre più attrattivo per i giovani in cerca di lavoro».

I numeri dello studio

Nel dettaglio, nel secondo trimestre 2021 l’indice della produzione industriale aumenta del +39,1% rispetto ai minimi dello stesso periodo 2020 (dopo il +11,2 nel primo trimestre), e cosa ancor più importante, del +9,9% rispetto al secondo trimestre 2019, superando i livelli pre-Covid. Nei primi sei mesi la variazione media è del +25,2%. L’andamento è differenziato tra settori e aziende: performance migliori per il metalmeccanico (+41,6%) e le imprese con 20-49 addetti (+47,3%). La domanda interna accelera, sostenuta anche dai consumi, con un aumento tendenziale del +47,4% (+12,5 nel primo trimestre). Il sostegno viene soprattutto dagli scambi con l’estero, che tornano a correre del +61,8% rispetto a un anno prima (+33,9 nel semestre), ben oltre il mero rimbalzo statistico, oltre i livelli pre-Covid, grazie agli scambi mondiali in aumento e all’accelerazione delle vendite extra-UE (+87,3%). Il robusto rimbalzo degli ordini (+54,2%), più marcato nel metalmeccanico (+65,1), anticipa che tale tendenza continuerà anche nei mesi estivi. Migliora l’orizzonte di lavoro (oltre 3 mesi per il 38,4%).

L’indice dell’occupazione aumenta fra aprile e giugno del +2,2% su base annua, più del doppio nel metalmeccanico (+5,1%), grazie alla pressione produttiva, oltre l’effetto degli ammortizzatori sociali. Il rialzo della domanda infiamma i prezzi delle materie prime: si impenna al 91,3% (dal 78,3%, 15,8 nel secondo trimestre 2020) la quota di imprese che riscontra pesanti rincari di metalli e componentistica, alimentari, materie plastiche, legno. Aumentano costi di trasporto, noli marittimi e tempi di consegna. Spread e tassi ai minimi mantengono distese le condizioni di accesso al credito (per il 92,6% delle imprese). Liquidità aziendale tesa per l’8,5%, pagamenti in ritardo per il 13,2%.

Gli indici di fiducia

L’indice di fiducia delle imprese continua a segnalare un miglioramento del contesto economico, le attese sui prossimi sei mesi sono a livelli elevati, ma ci sono anche timori su nuovi rischi per gli effetti della variante Delta del Covid, per l’aumento dei prezzi e la carenza di materiali. Migliorano i giudizi sulla produzione, attesa in crescita dal 46,2% (stabile dal 47,9), e gli ordini interni, in aumento per il 38,5% (in calo per il 10,3). Toniche le attese sulla domanda estera, in crescita per il 39,6%. Sull’occupazione si confermano prevalenti i giudizi di stabilità (57,5%) ma aumenta di quasi nove punti chi la prevede in crescita (39,0%), solo il 3,5 in diminuzione. Il 53,3% delle aziende farà nuove assunzioni entro l’anno (il 62,4% nel metalmeccanico). Gli investimenti continuano la loro dinamica favorevole, stabili o in crescita per il 90,2% (di cui il 35,7 in aumento). L’avanzare della campagna vaccinale senza intoppi è la precondizione affinchè non si interrompa una ripresa che si sta manifestando ma che va consolidata. Dai primi fondi del PNRR arriverà un aiuto alla ripresa già nella seconda metà del 2021.

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