Occupazione in crescita in Veneto, ma lontana dai livelli del 2019

Dopo il tracollo economico del 2020, una ripresa c’è, anche se lenta. Lo evidenzia l’analisi del mercato del lavoro in Veneto resa pubblica ieri da Veneto lavoro. Rispetto allo scorso anno i posti di lavoro sono significativamente aumentati, anche se restano sotto i livelli pre-pandemia. A pagarne le spese è soprattutto la provincia di Venezia.

Il report di Veneto lavoro fotografa una situazione tutt’altro che inaspettata. Nel 2020 sono calate assunzioni (-22%) e posti di lavoro disponibili, e ancora, nel primo semestre del 2021, restano inferiori del 20% rispetto al primo semestre del 2019.

Gli occupati al 2020 in Veneto sono 2,081 milioni, circa 70 mila in meno rispetto all’anno precedente. La disoccupazione è salita infatti dal 5,7% al 6,8%, mentre l’occupazione femminile, prevedibilmente, ha perso più di 2 punti percentuali.

La crisi dei contratti a termine

Le tre principali tipologie contrattuali dipendenti hanno mostrato nell’arco della crisi un andamento differenziato: i contratti a tempo indeterminato, protetti da cassa integrazione e divieto di licenziamento, hanno segnato un calo costante ma contenuto; i contratti a termine, sia stagionali che non, sono quelli su cui si è scaricato tutto il peso degli effetti delle diverse fasi di chiusura, con una profonda caduta nel 2020 e un lento recupero che soprattutto nella primavera 2021 li ha riportati in terreno positivo; l’apprendistato segna una lenta, modesta e progressiva contrazione.

Lo sblocco dei licenziamenti – riporta lo studio – non ha prodotto nei primi dieci giorni di luglio i temuti scossoni sul mercato del lavoro veneto. I licenziamenti per motivi economici individuali e collettivi effettuati dalle imprese private non artigiane del manifatturiero (escluso il sistema moda) e delle costruzioni sono stati 359, un dato di molto superiore a quello del 2020 (304 licenziamenti in più rispetto ad allora, in cui era in vigore il blocco), ma solo di poco superiore a quelli degli anni precedenti (323 nel 2019 e 272 nel 2018). In lieve aumento il numero di imprese che hanno effettuato licenziamenti (143 quest’anno), ma non ci sono differenze significative nel numero medio di licenziamenti per azienda (2,1 rispetto ai 2 del 2019).

Venezia la più penalizzata

Coerentemente con la grande contrazione del settore turistico, è Venezia la provincia a far segnare la flessione maggiore sulle assunzioni tra il 2019 e il 2021 (-36%). Seguono Verona (-20%), Padova, (-15%), Vicenza e Treviso (-11%), Belluno (-5%) e Rovigo (-4%).

Sono 398 mila in totale i disoccupati iscritti ai Centri per l’impiego in Veneto, di cui 202 mila da meno di due anni. Circa in 60% percepisce un’indennità Naspi. Anche in questo caso è Venezia a far registrare i numeri (assoluti) più alti, con 87 mila persone iscritte ai Cpi.

Le ore di cassa integrazione autorizzate nel 2020 – e anche in questo caso il dato, che pure è impressionante, non sorprende – sono state 344 milioni, contro i 16 del 2019. Sono circa 30 mila i lavoratori interessati per oltre il 60% delle proprie ore lavorabili.

Secondo i dati INPS i nuclei percettori di almeno una mensilità di Reddito di cittadinanza in Veneto sono a oggi circa 35 mila, per un totale di 78 mila persone coinvolte, e un importo medio mensile di 490 euro. Solo una parte – 10 mila persone – risulta soggetta alla stipula del Patto per il lavoro.

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