Regione, è crisi per le lavanderie: -46% di fatturato. Lunardon: «Ristori insufficienti»

É crisi per le lavanderie del Veneto: il calo del fatturato in Veneto è di oltre 56 milioni di euro, -46,5% rispetto il 2019. La recessione scatenata dalla pandemia da Covid-19 ha avuto pesantissimi effetti. Nel 2020 in Veneto il comparto della lavanderia e pulitura di articoli tessili e di pelliccia, consta di 1.466 imprese. Nel comparto è consistente la quota di lavoro indipendente.

Le micro e piccole imprese (MPI) del settore, che con 926 laboratori ne rappresentano oltre il 63,2%, secondo le analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato si stima che nel 2019 abbiano generato un fatturato pari a quasi 120 milioni di euro. Con la crisi Covid-19, nel 2020, il fatturato delle MPI venete del settore ha registrato minori ricavi per 56 milioni di euro (-46,5%) nell’anno della pandemia.

Crisi delle lavanderie Veneto, Lunardon:«Delusi dal decreto Sostegno»

«Dopo la delusione della nostra esclusione dal decreto ristori ter che aveva però inserito le nostre “sorelle” industriali, -denuncia Carla Lunardon Presidente delle Pulisecco di Confartigianato Imprese Veneto e nazionale- avevamo riposto molte speranze nel decreto sostegni che prometteva, tra lee altre cose, il superamento dei codici ATECO. Ma la nostra speranza è stata profondamente delusa. Con le regole adottate infatti, se simuliamo un nostro laboratorio artigiano, che fino al 2019 aveva un fatturato annuo di circa 120.000 euro e che nel 2020 lo ha visto calare a 64.000 euro (con un taglio di ricavi del 46,5%) riceverà appena 2.333 euro di ristoro. Il dimezzamento delle presenze turistiche associato a restrizioni sulla mobilità delle persone nell’anno della pandemia ha influito sull’attività di ristoranti e alberghi e sull’utilizzo – e la relativa manutenzione – di capi di abbigliamento. La chiusura degli impianti sciistici ha ridotto la manutenzione dell’abbigliamento tecnico, il diffuso utilizzo di smart working e la cancellazione di eventi e cerimonie ha ridotto l’utilizzo del vestiario di più elevata qualità, su cui viene richiesto un maggiore utilizzo dei servizi di pulitintolavanderia».

«In questo momento così difficile per tutti noi, per il nostro Paese, -dichiara-, voglio ribadire il ruolo fondamentale del nostro comparto: non a caso nel susseguirsi dei DPCM, la nostra attività è sempre rimasta tra quelle autorizzate ad operare. La manutenzione e pulizia dei capi di abbigliamento è un servizio decisamente essenziale, l’attività delle pulitinto lavanderie assumere un ruolo professionale strategico nella sanificazione e nel contenimento del contagio. I livelli di pulizia garantiti dalle pulisecco artigiane tradizionali, come certifica una nostra ricerca voluta eseguita dagli autorevoli centri di analisi, Ritex e Fratini, tramite importanti test microbiologici».

Il problema abusivismo

Oltre alla crisi da Covid -19  il settore soffre la presenza di attività che lavorano, troppo spesso, nei coni d’ombra della legalità e della libera concorrenza del mercato. Se le lavanderie tradizionali sono chiamate a rispettare una lunga serie di vincoli e di requisiti professionali e ambientali, oltre agli oneri burocratici e alle autorizzazioni per l’attività imprenditoriale svolta, le lavanderie self-service, invece, dovrebbero limitarsi all’attività commerciale di noleggio di lavatrici e attrezzature professionali.

Il lavoro, poi, spetterebbe al cliente, che non potrebbe avvalersi dell’aiuto dello staff. Il condizionale è d’obbligo, però, perché troppo spesso questo non avviene. Per questo motivo, Confartigianato Pulitintolavanderie sta chiedendo da tempo maggiori controlli e una distinzione netta ed univoca di due attività, divise da un confine fin troppo facile da eludere.

LAVORI GRATIS IN CASA

Molte famiglie soffrono le difficoltà dovute al contagio, che è tornato a farsi sentire fortemente in questi giorni. Sul fronte sgravi, vi diamo due buone notizie:

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