Veneto zona rossa, un verdetto (quasi) scritto

Veneto zona rossa da lunedì 18 gennaio. Un verdetto quasi scritto. Con quel «quasi» che apre un minimo spiraglio dovuto, più che altro, al «mal comune mezzo gaudio». Ma andiamo con ordine: i dati epidemiologici del Veneto sono fra i peggiori, se non i peggiori, in tutta Italia. Da ormai quasi un mese siamo la regione con il maggior numero di positivi al giorno (è anche vero che facciamo molti tamponi, ma ovviamente questo non consola), e soprattutto, nonostante la chiusura durante le feste, gli ospedali rimangono pieni. I ricoverati in terapia intensiva e in genere i ricoverati oscillano: qualche calo, qualche risalita. E va considerato che su questo influisce il numero di decessi, quasi 50 al giorno in media. Con una considerazione che può sembrare crudele, ma purtroppo è un dato di fatto, non riusciamo a recuperare posti negli ospedali nonostante tante, troppe, persone ogni giorno perdano la vita.

Veneto zona rossa, le regole dell’Iss

Veneto zona rossa, quindi. Lo stabilirebbe anche l’istituto superiore di Sanità, che nel suo ultimo report ha fissato un paletto chiaro: in zona rossa andranno le regioni con oltre 250 casi ogni 100.000 abitanti. Ecco perché dicevamo Veneto zona rossa: al momento il dato in regione è di 454 casi per 100.000 abitanti. In pratica quasi il doppio della soglia massima prevista, un numero impossibile da decurtare così tanto in una settimana, quella che ci divide dal 18 gennaio. Un indicatore che però ora le Regioni sembrano rifiutare: lo ha detto Bonaccini, il Governatore dell’Emilia-Romagna. Perché con 250 casi ogni 100.000 abitanti sarebbero almeno 6-7 le Regioni a rischio. Così l’indicatore voluto dal Governo potrebbe essere all’ultimo stralciato dalla valutazione. Salvando il Veneto dalla zona rossa, mantenendolo comunque in zona arancione.

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