Covid, Veneto in zona rosso scuro per l’UE. Zaia attacca: «Calcoli sbagliati»
Il Veneto dovrebbe rientrare nella nuova categoria di zone “rosso scuro” lanciata dall’Unione Europea. Non sarà l’unica regione italiana, però, in quanto anche Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e la provincia autonoma di Bolzano dovrebbero andare incontro allo stesso destino.
Chiunque vorrà uscire da queste zone, anche per viaggi essenziali, dovrà sottoporsi a test e quarantena fino a 14 giorni. Al momento la decisione sulle nuove zone europee è informale, ovvero una semplice proiezione redatta con i dati disponibili. Comprende i territori con 500 contagi su 100 mila abitanti negli ultimi 14 giorni. La mappatura definitiva sarà comunicata nei prossimi giorni dopo ulteriori studi dall’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione delle malattie.
La norma non varrebbe solo per gli spostamenti verso l’estero, da queste zone in direzione di un altro paese membro Ue, ma anche in territorio italiano in quanto varrebbe il divieto di spostarsi tra regioni di categoria diversa. Si tratta tuttavia di linee guida, ovvero di raccomandazioni europee che ogni paese può decidere se e in che misure applicare. L’ultima parola sugli spostamenti spetta al governo.
La determinazione delle zone Ue è stata voluta dai vari leader europei, che negli ultimi incontri hanno ritenuto necessari nuovi provvedimenti per fermare la diffusione del virus e delle sue varianti. La Commissione Europea ha rielaborato questi propositi racchiusi nella nuova divisione delle zone europee che sarà ufficializzata a breve.
Veneto zona rosso scuro, Zaia non ci sta: «Rivedere il calcolo in base al numero di tamponi»
Zaia, presidente della regione Veneto, non ci sta e critica la mossa di Bruxelles «immagino che l’Ecdc parta dalla considerazione che i dati italiani siano uniformi. Questo è un errore di fondo che porta a dati fuorvianti. Bisogna ribadire per l’ennesima volta che il numero di positivi a settimana su centomila abitanti dipende dalle positività che si trovano facendo tamponi. In Veneto arriviamo a farne 60-65 mila al giorno, in altre regioni se ne fanno magari un decimo. E’ quindi ovvio che non si possono mettere a confronto regioni che fanno tanti tamponi e altre che non ne fanno».
«Noi – ha incalzato Zaia – abbiamo sempre avuto una percentuale di positivi sui tamponi eseguiti giornalmente non superiore all’8%, e in questi ultimi 20 giorni tale percentuale si è attestata tra il 2% e il 4%». «Quindi – ha concluso il Governatore – tutti, a ogni livello, devono parlare sulla base di dati omogenei, perché altrimenti, come in questo caso, scaturiscono dati fuorvianti, che non c’entrano assolutamente niente con la realtà».
Le rilevazioni del Veneto, peraltro, parlano chiaro in questo senso, con 201 casi su 100.000 su base settimanale.
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