Addio a Pierre Cardin, lo stilista partito dal Veneto che conquistò Parigi e il mondo
È morto all’età di 98 anni Pierre Cardin, grande stilista e icona senza tempo della moda, naturalizzato francese ma figlio di un Veneto che forse non c’è più. Pietro Costante Cardin era nato a Sant’Andrea di Barbarana nel Trevigiano nel 1922, ma era cresciuto in Francia dove si era trasferito all’età di due anni, dopo che i genitori avevano deciso di lasciare l’Italia per scappare dalla miseria e dal fascismo.
Muore un grande stilista e imprenditore, partito dal Veneto e diventato negli anni re della moda parigina e mondiale, grande innovatore del settore e pioniere del prêt-à-porter. Il suo stile all’avanguardia ha segnato la storia della moda, rivoluzionando canoni stilistici e tendenze: primo nel 1960 a creare una collezione moda per l’uomo, a sfilare sulla Muraglia Cinese e nella piazza Rossa a Mosca, ha vestito i Beatles e cambiato per sempre il modo di concepire la moda. Con Paco Rabanne e André Courrèges, poi, è stato l’ideatore della moda futurista.
Addio a Pierre Cardin: una vita tra moda e impresa
Pietro Costante Cardin nacque a Sant’Andrea di Barbarana, frazione del comune trevigiano di San Biagio di Callalta, da una famiglia di facoltosi proprietari terrieri e mercanti finiti in povertà dopo la prima guerra mondiale. Proprio la miseria spinse i genitori di Pietro a trasferirsi in Francia nel 1924.
Nel 1936 il quattordicenne Pierre (il suo nome era ormai stato definitivamente francesizzato) iniziò l’apprendistato presso un sarto a Saint-Étienne; nel 1945 giunse a Parigi lavorando prima da Jeanne Paquin e poi da Elsa Schiaparelli. Primo sarto della maison Christian Dior nel 1947 (dopo essere stato rifiutato da Cristóbal Balenciaga), fu partecipe del successo del maestro che definì il New Look.
Nel 1950 fondò la sua casa di moda, cimentandosi poi con l’alta moda nel 1953. Cardin divenne presto celebre per il suo stile d’avanguardia ispirato all’era spaziale. Preferì sempre forme e motivi geometrici, spesso ignorando le figure femminili. Progredì nella moda unisex, qualche volta sperimentale e non sempre pratica. Nel 1954 introdusse un altro suo pezzo iconico: il “bubble dress”, il vestito a bolle.
Nel 1959 Cardin fu il primo stilista ad aprire in Giappone un negozio d’alta moda. Sempre in quell’anno fu espulso dalla Chambre Syndicale, la Camera Sindacale, per aver lanciato per primo a Parigi una collezione confezionata per i grandi magazzini Printemps, ma fu presto reintegrato. Tuttavia, si dimise lui stesso dalla Chambre nel 1966 e da allora mostrò le sue collezioni nella sua sede, l’Espace Cardin, aperto nel 1971 a Parigi, inaugurato con un concerto del grande soprano Renata Tebaldi, e prima di allora nel Teatro degli Ambasciatori, vicino all’ambasciata americana. L’Espace Cardin fu utilizzato anche per promuovere nuovi talenti artistici, come teatranti o musicisti.
Nel 1971 gli si affiancò nella creazione d’abiti il collega Andrè Oliver: questi nel 1987 si assunse la responsabilità per le collezioni d’alta moda, fino alla morte nel 1993.Cardin era membro della Chambre Syndicale de la Haute Couture et du Prêt-à-Porter e della Maison du Haute Couture dal 1953 al 1993. Come molti altri stilisti d’oggi, Cardin decise nel 1994 di mostrare la sua collezione solo ad un ristretto gruppo di clienti selezionati e giornalisti. Nel 1981 acquistò i ristoranti Maxim’s e in breve tempo aprì filiali a New York, Londra e a Pechino nel 1983. Possedeva anche la catena di Hotel Maxim’s e brevettò una vasta gamma di prodotti alimentari sotto quel nome. È morto a 98 anni il 29 Dicembre 2020 nell’ospedale americano di Neuilly-sur-Seine vicino Parigi.
Il caso «Palais Lumière», sogno incompiuto a Marghera
Nel 2012 Cardin «per rendere omaggio alla sua regione natia» propose la realizzazione del “Palais Lumière”, ambizioso progetto architettonico che intendeva realizzare in un’area di 40 ettari a Porto Marghera, compromesso però da incomprensioni e polemiche tra le istituzioni, il Comune e lo stesso stilista francese. L’artista, infatti, criticato e al centro di un dibattito pubblico, rifiutò di acquistare l’area in questione e del progetto non si fece più nulla.
Il Palais, che prevedeva di ospitare alloggi, ristoranti, centri di ricerca e installazioni sportive, ha scatenato fin dall’inizio polemiche infuocate: nonostante l’appoggio dell’allora sindaco di Venezia, era stato criticato non solo da numerose associazioni di tutela del patrimonio e dell’ambiente, ma anche da un gruppo di intellettuali, tra cui Dario Fo.
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