Covid, allarme della Cgia sugli aiuti di Stato. «Favorite banche e imprese già finanziate»

Aiuti di Stato, le banche e le imprese che avevano già ottenuto prestiti sono state le uniche avvantaggiate dalle misure economiche anti covid. Le risorse messe a disposizione dal “Cura Italia”, dal “decreto Liquidità” e dal programma “Garanzia Italia” sembrano aver favorito soprattutto queste due categorie.

A questa ipotesi è giunto l’Ufficio studi della CGIA dopo aver analizzato i dati degli impieghi erogati dagli istituti di credito alle aziende tra la fine di marzo e lo scorso 30 settembre, elaborata mettendo a confronto  gli ultimi dati disponibili riferiti agli impieghi bancari alle imprese con quelli erogati dalle operazioni garantite da SACE e dal Fondo di garanzia per le Pmi.

Aiuti di stato, i rischi per le Pmi

A fronte di un volume di 94,7 miliardi di euro di prestiti garantiti erogati dalla SACE alle grandi aziende e dal Fondo di garanzia alle Pmi, lo stock complessivo dei prestiti bancari alle imprese è aumentato di soli 32,5 miliardi di euro.

«Come mai solo un terzo delle garanzie messe a disposizione dallo Stato è finito nelle tasche degli imprenditori? Una parte delle nuove garanzie è andata a colmare i cali fisiologici del credito in essere e nella sostituzione dei prestiti a breve con aumenti di quelli a medio-lungo termine. É possibile che il sistema bancario abbia usato una parte di questi miliardi anche per abbattere i propri rischi» ha dichiarato il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo.

La CGIA sostiene, inoltre, che nonostante le misure anti-Covid messe a punto dal Governo Conte la difficoltà di accedere al credito bancario da parte delle piccolissime aziende rischia di peggiorare dal 2021.

Sottolinea il segretario della CGIA Renato Mason:«Dal prossimo 1° gennaio, infatti, gli istituti di credito applicheranno le nuove regole europee sulla definizione di default. Queste novità stabiliscono criteri e modalità più restrittive rispetto a quelli finora adottati. É previsto che le banche definiscano inadempiente colui che presenta un arretrato consecutivo da oltre 90 giorni, il cui importo risulti superiore sia ai 100 euro sia all’1 per cento del totale delle esposizioni verso il gruppo bancario. Se dovesse superare entrambe le soglie, scatterà la segnalazione presso la Centrale Rischi della Banca d’Italia»

L’applicazione di queste misure indurrà moltissimi istituti di credito ad adottare un atteggiamento di estrema cautela nell’erogare i prestiti, per evitare di dover sostenere delle perdite in pochi anni. Le PMI rischiano una nuova stretta creditizia.

Aiuti di stato, i dati

Attraverso “Garanzia Italia”, fino all’11 novembre scorso le domande presentate dalle grandi imprese sono state 896 e i volumi dei prestiti garantiti messi in campo da SACE hanno raggiunto i 16,6 miliardi di euro. Al 19 novembre, sempre di questo mese, presso il Fondo di Garanzia per le Pmi sono invece giunte 1.287.237 domande che hanno “generato” 106 miliardi di finanziamenti. Questi ultimi dati includono anche i mini prestiti fino a 30 mila euro che, invece, hanno registrato 991.721 domande, consentendo l’ erogazione di 19,4 miliardi di finanziamenti.

A partire dal marzo scorso, il nostro Paese è al primo posto in Europa per la quantità di garanzie in rapporto al Pil messe a disposizione del sistema economico. Secondo gli ultimi dati aggiornati al 29 ottobre scorso dal think tank Bruegel, l’Italia ha erogato il 32,1 per cento del Pil (vale a dire 570 miliardi di euro). Tra i principali paesi europei seguono la Germania (24,3 per cento del Pil), il Belgio (21,9 per cento), il Regno Unito (15,4 per cento), la Francia (14,2 per cento) e la Spagna (9,2 per cento)

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