Accordo Cattolica Generali, ecco il «paracadute» da Trieste per le quote dei soci in uscita
Generali apre il «paracadute» su Cattolica. C’è un fronte incerto nell’accordo Cattolica Generali o, meglio, c’era. Risolto il problema dell’aumento del capitale e della trasformazione di Cattolica in società per azioni, ora si parla di diritto di recesso degli ex soci e, a tal proposito, di una soglia del 20% del capitale che potrebbe creare qualche problema. Ma Generali si è già detto disponibile a farsi carico di una quota delle azioni che gli ex soci abbandoneranno, per la gioia dei mercati, con il titolo Cattolica che ha chiuso la giornata in borsa a +4,9%.
Perché l’accordo Cattolica Generali
Il 31 luglio l’assemblea dei soci di Cattolica ha approvato la trasformazione da cooperativa a società per azioni (spa), decisione poi approvata anche dall’Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni. Dopo il primo semestre 2020, era stato proprio l’Ivass a chiedere a Cattolica un aumento di capitale di 500 milioni di euro per risollevare la solvibilità del gruppo veronese, in difficoltà a causa del rialzo dello spread e della crisi dei mercati dovuta alla pandemia. Agli occhi degli investitori, Cattolica non era più appetibile. Ed ecco che è entrato in gioco Generali, con 300 milioni di euro e la quota maggioritaria del 24,4% nella nuova società per azioni. È questo l’accordo Cattolica Generali.
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Qual è il problema con il diritto di recesso
Salvataggio avvenuto, o quasi. Resta infatti aperto il fronte del diritto di recesso. I soci della (ex) cooperativa che nell’assemblea del 31 luglio si sono astenuti o hanno votato contro la trasformazione in spa, necessaria per la partnership con Generali, possono scegliere se abbandonare Cattolica o restare come azionisti. Se il numero delle azioni oggetto del diritto di recesso sarà superiore al 20% del capitale, sarà un problema, perché Cattolica ha fissato questo limite per la buona riuscita degli accordi con Generali. Ha anche stabilito il prezzo delle azioni dei soci che se ne andranno, 5,47 euro ciascuna, superiore al valore in Borsa del 24 settembre (4,68 euro), che era la data di scadenza per decidere se uscire o no dal gruppo veronese. Una differenza di prezzo che potrebbe aver incentivato l’abbandono.
Ma Generali è intervenuta, offrendo un’altra scialuppa di salvataggio e dicendosi disponibile a farsi carico di una quota di queste azioni, così da alleggerire il conto che Cattolica sarà costretta a pagare ai soci che se ne andranno. Il problema della soglia del 20% però resta, ma anche qui sembra si stia aprendo un dialogo tra le due parti, entrambe interessate a concludere positivamente l’accordo Cattolica Generali. Non è escluso infatti che Cattolica rinunci al limite del 20%, se questo sarà raggiunto. Lo comunicherà il 24 ottobre, giorno successivo alla sottoscrizione dell’aumento di capitale da parte di Generali. Intanto i mercati reagiscono bene al salvataggio offerto da Generali e il titolo di Cattolica in Borsa passa da 7,13 a 4,95.