Monitor distretti, a Nordest export -5,1%. Ma c'è chi guadagna con il lockdown
Il Monitor distretti industriali del Triveneto curato dalla Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo mostra per il primo trimestre del 2020 i primi effetti del lockdown nel sistema produttivo nordestino. Con i primi effetti creati dalla pandemia di Covid-19: in un contesto di quasi generalizzata riduzione delle esportazioni, sono in crescita, in controtendenza, le esportazioni dei settori agroalimentare e farmaceutica.
Nei distretti industriali triveneti monitorati da Intesa Sanpaolo sia le esportazioni (7,8 miliardi di euro) sia le importazioni (3 miliardi di euro) hanno segnato una riduzione più brusca rispetto al totale dell’economia, perché prevalgono le specializzazioni produttive del Sistema moda, della Metalmeccanica e del Sistema casa, soggette a sospensione delle attività e che hanno risentito maggiormente del crollo della domanda estera. Complessivamente le esportazioni distrettuali sono calate del 5,1%, le importazioni del 10,8%.
Export, 6 distretti triveneti al top
Nella lista dei primi 30 distretti a livello nazionale con maggiore incremento delle esportazioni ci sono 6 distretti del Triveneto di cui 4 che appartengono al comparto Agro-alimentare (Mele dell’Alto Adige, Marmellate e succhi dell’Alto Adige, Vini del veronese e Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene) a cui si aggiungono la Concia di Arzignano e le Materie plastiche di Treviso, Vicenza e Padova. Non appare nessun distretto della moda, comparto nel Triveneto che ha subito il calo più elevato (-14,4%), né della Metalmeccanica diminuita del -7,5%, né del Sistema casa (-5,3%): al contrario il Sistema dell’Agro-alimentare ha avuto un balzo delle esportazioni (+7,1% dove l’industria alimentare ha segnato +9,6% e il vitivinicolo +4,9%).
Nei tre principali mercati di sbocco i distretti triveneti hanno registrato variazioni di segno opposto: la Germania ha segnato un leggero incremento (+2%), mentre gli Stati Uniti un calo del 5% e la Francia una diminuzione maggiore (-9%). Risultati che sono correlati alle misure di contenimento della mobilità alle persone adottate in Italia e nel mondo in relazione alla diffusione della pandemia di COVID-19: il minimo negativo del blocco di mobilità è stato toccato nella quarta settimana di marzo con intensità maggiore nel Triveneto rispetto a Germania e Stati Uniti e più vicino agli indici della Francia.
«L’export distrettuale triveneto del primo trimestre mostra i primi segni degli effetti della crisi pandemica, ma rappresenta anche un riferimento utile per una lettura dei differenti settori della nostra economia – commenta Renzo Simonato, direttore regionale Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige di Intesa Sanpaolo – . Sono fiducioso nella capacità e nella resilienza dei nostri imprenditori, il nostro ruolo è quello di essere al loro fianco impiegando ogni risorsa per sostenerli ad affrontare questo momento difficile».
Monitor distretti, in Veneto crescono gli agroalimentari
Dei 26 distretti veneti monitorati, 10 hanno mostrato degli incrementi delle esportazioni di cui 4 del comparto agroalimentare: le Carni di Verona (+10,5%), i Vini del Veronese (+4,4%), il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene (+6,3%), i Dolci e pasta veronesi (+11,1% ).
I distretti del veronese hanno rafforzato le vendite verso la Germania, mercato principale, il Prosecco ha ottenuto aumenti delle vendite anche verso gli Stati Uniti. Durante l’emergenza pandemica i distretti dell’Agro-alimentare hanno lavorato quasi a pieno ritmo e, in prospettiva, nel 2020 saranno quelli che avranno più possibilità di crescere sia sul mercato interno che su quelli esteri.
Per i distretti vitivinicoli non si sono avvertiti al momento crolli dei mercati esteri nei primi tre mesi del 2020, soprattutto per le cantine già strutturate per l’esportazione e per la GDO sia domestica che estera. Solo il distretto Ittico del Polesine e Veneziano ha segnato un arresto delle esportazioni (-18,4%) condizionato dal crollo della domanda francese e penalizzato dalla chiusura del canale Ho.re.ca. e dal blocco del turismo.
Concia e plastica aumentano l’export
I due migliori distretti veneti per aumento delle esportazioni sono stati la Concia di Arzignano e le Materie plastiche di Treviso, Vicenza, Padova entrambi molto trasversali nelle loro produzioni che riforniscono diverse filiere specializzate che vanno dalla moda, all’automotive, al Sistema casa, al packaging. In particolare la Concia di Arzignano (+11,1%) è stata trainata dall’hub del lusso svizzero di smistamento internazionale e le Materie plastiche di Treviso, Vicenza, Padova (+3,6%) dagli Stati Uniti e dalla Cina.
Il mercato tedesco ha sostenuto i distretti più piccoli del Sistema Casa veneto come il Marmo e granito della Valpolicella (+3,2%), i Mobili in stile di Bovolone (+6,4%), i Prodotti in vetro di Venezia e Padova (+1,1%) e gli Elettrodomestici di Treviso (stabili).
I distretti in contrazione
In contrazione i rimanenti distretti: i Sistemi per l’Illuminazione di Treviso e Venezia (-10%), il Mobile del bassanese (-10,1%) e il Legno e arredo di Treviso con il calo in valore più elevato (-27,6 milioni di euro pari a -5,8%), penalizzato dalla diminuzione delle esportazioni verso Francia, Regno Unito e Svizzera. Per il settore del mobile potrebbe svilupparsi un rimbalzo congiunturale nella seconda parte dell’anno, post COVID, per la richiesta anche sul mercato interno di soluzioni che integrino design e tecnologia per adeguare gli spazi domestici alle nuove esigenze di multifunzionalità.
I distretti della moda sono quelli che già nel primo trimestre 2020 hanno subito l’impatto più forte della pandemia, che per alcuni si inserisce in situazioni conclamate di rallentamento dal 2019 come nel caso della Calzatura veronese (-15,8%), del Tessile e abbigliamento di Treviso (-12,6%) e delle Calzature del Brenta (-18,7%). Il Tessile e abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno (-3,7%) è stato sostenuto dall’hub svizzero, la Calzatura sportiva di Montebelluna e Sportsystem (-6,3%) soggetta a una minore stagionalità delle vendite, ha continuato la produzione invernale.
Le riduzioni più forti sono state per l’Oreficeria di Vicenza (-47,4 milioni di euro pari a -14,7%) che ha risentito delle elevate quotazioni dell’oro e del crollo mondiale della domanda per gioielli e per l’Occhialeria di Belluno (-156,8 milioni di euro pari a -21,4%) che ha dapprima affrontato l’interruzione delle forniture dalla Cina e poi il crollo delle vendite sia sul mercato domestico che estero.