Ex Conterie Murano: 14 nuove calli dedicate all'arte del vetro

Nell’area delle Ex Conterie Murano dedica 14 nuove calli, campi e rami (oltre a un sotoportego) a grandi artisti del vetro e in particolare delle perle e ai nomi storici legati alla loro lavorazione. I loro nomi troveranno posto tra i muri ristrutturati delle Ex Conterie Murano, industria di perle nata nel 1898 dalla fusione di 14 aziende locali che fondarono la Società Veneziana per l’Industria delle Conterie e situata nel cuore dell’isola lagunare, nei pressi del Museo del Vetro e della Basilica di San Donato. Ora è in corso la trasformazione degli antichi opifici in appartamenti, dopo un lungo lavoro di bonifica dagli inquinanti nel terreno: un nuovo quartiere, con le sue stradine e piazzette a cui la giunta veneziana ha dato un nome.

Ex Conterie Murano, ecco i nuovi toponimi

I 14 nuovi toponimi scelti dal capolugo lagunare per l’isola simbolo dell’arte del vetro sono riconducibili all’arte del vetro ed in particolare alle perle e vogliono valorizzare le numerose figure femminili che nel caso specifico un tempo operavano nelle Conterie. La cerimonia ufficiale di inaugurazione avverrà a settembre, nel corso della quarta Venice Glass Week. Ecco i nomi delle nuove vie e la spiegazione del loro significato. A partire da una donna che, secoli fa, ha fatto grande quest’arte.

Campo Marietta Barovier è dedicato all’artista, decoratrice, designer e vetraia italiana figlia del più noto Angelo. Nacque molto probabilmente a Murano nella prima metà del quindicesimo secolo. È nota per essere l’inventrice e la creatrice di una particolare “murrina” chiamata “perla rosetta”.

Calle dei millefiori: canna formata da strati concentrici di vetro di colori diversi, di cui quelli interni sono a forma di stella grazie all’utilizzo di appositi stampi.

Calle de l’avventurina: particolare lavorazione del vetro inventata nell’isola di Murano nella prima metà del diciassettesimo secolo (1620 circa). Si tratta di una pasta cristallina translucida, al cui interno sono immerse pagliuzze o cristalli di rame brillanti, che creano un effetto che imita quello del quarzo avventurina)

Calle de la murrina: oggetto vitreo policromo composto da varie sezioni di canna, che permette a sua volta di dare vita a oggetti di varia grandezza, piatti e vasi, che propongono una decorazione realizzata proprio grazie alle murrine.

Calle de la palmetta: ventaglio di aghi tenuto in mano dalla impiraressa.

Campo de le impiraresse: abili infilatrici di perle.

Campo de le perlere: donne che realizzavano in casa con la tecnica a lume le perle di vetro

Soportego de la gada: ventaglio di aghi riempito di conterie.

Calle dei maestri vetrai.

Calle del rigadin: effetto specifico applicato al vetro soffiato “a mano volante” per imprimere una rigatura sulla superficie esterna della massa vitrea ancora incandescente.

Campo Pino Signoretto: nato a Favaro Veneto (Venezia) nel 1944, è morto nel 2017, è stato uno dei nomi più importanti nel panorama internazionale del vetro d’artista. Nel 1959 inizia a lavorare con alcuni dei più grandi maestri muranesi del vetro, da Alfredo Barbini a Livio Seguso, Ermanno Nason, Angelo Seguso. Nel 1960 diventa maestro vetraio. Fino al 1977 lavora in fornace e acquisisce una completa conoscenza delle tecniche di lavorazione. Nel 1978 apre il suo atelier a Murano. Collabora con artisti e architetti di chiara fama, quali Vedova, Licata, Del Pezzo, Vitali, Pomodoro. Nel 1989 si reca in Giappone ed effettua una dimostrazione al cospetto della famiglia imperiale. Dal 1990 compie dimostrazioni e insegna in moltissime scuole prestigiose in tutta Europa, negli Stati Uniti, in Canada e in Giappone, dalla Pilchuck School of Glass Seattle alla Toyama School, dalla Aomori Otaru al Rochester Institute of Technology. Dal 2001 insegna all’Accademia di Belle arti di Venezia e apre la sua nuova fornace a Murano.

Ramo marin: insieme di fili di perle corrispondente a due agàde.

Ramo de le cremette: tipo di perle dal taglio obliquo, vengono chiamate così per la somiglianza, nella forma simile ad una losanga, che ricorda un tipico dolce veneziano chiamato appunto crema.

Ramo dei burattini: perle di tanti colori diversi che spesso si facevano mescolando le poche conterie che inevitabilmente restavano sulla sessola alla fine di ogni lavoro.

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