Coronavirus, 119 casi positivi Veneto. Zaia: «Appello ai medici di base per i test»
Sono 119 i nuovi casi positivi Veneto. Ma a pesare è soprattutto il tema turismo. Come vi avevamo annunciato, sono almeno 15mila i vacanzieri veneti pronti a tornare o addirittura a partire per zone a rischio (qua l’articolo). Tutte persone che dovranno essere controllate. «Non voglio diffondere allarmismo, ma ad oggi il tema turismo pesa. Trovarsi 35 casi positivi a Treviso, tutti provenienti dalla Croazia, è un dato importante. Sempre a Treviso stiamo monitorando il focolaio dell’Aia: su 198 dipendenti controllati ne abbiamo 5 positivi». «Stiamo rafforzando – continua Zaia – i punti ad accesso rapido che ci sono in tutte le Ulss, dalle 7 del mattino alle ore 13, sabato e domenica compresi». Altro caso: a Cap d’Adge, nella Francia, c’è un mega focolaio. Zaia ha annunciato una disposizione per controllare chi è stato ad Adge, o nei dintorni, chiedendo che ci si presenti subito a fare il tampone.
Questione scuola: «Abbiamo 90mila operatori da controllare col test rapido (LEGGI L’ARTICOLO SULL’OBBLIGO DI MASCHERINA A SCUOLA) So che c’è qualche medico di base che non si rende disponibile. Sono un anello fondamentale della catena di sanità pubblica, chiedo loro uno sforzo in più. Se tutti facessero i test, sarebbero una ventina per ogni medico di base». Sull’obbligo di mascherina, Zaia si è detto «contrario». «Era meglio quanto stabilito prima: un metro di distanza e tanti test». Mentre sulla bimba ricoverata a Padova, 5 anni, positiva al Coronavirus, Zaia è stato chiaro: «Non è il virus la causa del ricovero, ma un’altra patologia».
Casi positivi Veneto, i dati aggiornati
Sono 119, come detto, i casi positivi Veneto. Al momento in regione ci sono 1.789 casi positivi Veneto, con 6.575 in isolamento. Ovvero il 27% delle persone in isolamento è positivo. Di questi i sintomatici sono 135, il 7% dei positivi. Questo a segnalare come, probabilmente per l’età in discesa delle persone colpite, i sintomatici sono sempre meno. Zaia ha sottolineato come «se la percentuale di sintomatici fosse stata questa ad aprile, avremmo tirato un sospiro di sollievo». Il virus si vede meno, ma c’è.
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