Ecobonus 110% anche per seconde case. Caldaia sì, caldaia no, ecco cosa si può fare

Non solo condomini (per lavori comuni) e case singole, ma via libera anche a ecobonus 110% seconde case, centri sportivi e alberghi. A questo punta un emendamento della maggioranza di governo (quindi, in teoria, di molto probabile approvazione, avendo i numeri in Parlamento) al Decreto Rilancio dello scorso aprile. L’ecobonus 110% seconde case è già previsto dal decreto, in realtà, ma vale al momento solo per le seconde case in condominio. Se passerà l’emendamento, sarà esteso anche per seconde case unifamiliari, alberghi e centri sportivi.

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Ecobonus 110% seconde case, ma per quali lavori?

Più passano i giorni, più si chiarisce anche l’ambito di intervento per l’ecobonus 110% seconde case (ma ovviamente vale anche per le prime). Intanto l’ambito temporale: quello fissato è dal primo luglio 2020 al 31 dicembre 2021, ma lo stesso emendamento di cui scrivevamo all’inizio punta a farlo estendere per tutto il 2022. Ma ecco qual è la domanda più frequente che si pongono i cittadini: per quali lavori vale?

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Lo diciamo subito: non per le caldaie di appartamenti, non per gli infissi, non per le tende, non per le zanzariere. Per quegli interventi rimangono i bonus che variano dal 50 al 65%, già previsti dalla legge. In realtà c’è la possibilità di portare al 110% anche tutti gli interventi indicati sopra. Per farlo devono essere effettuati insieme ad uno di questi due interventi:

  1. isolamento termico, con interventi che riguardino oltre il 25% dell’intonaco, con un tetto massimo fino al 60mila euro per unità immobiliare.
  2. sostituzione di caldaie con impianti nuovi di classe A. Le caldaie però possono essere cambiate solo in case unifamiliari, singole (con impianti a pompe di calore) oppure si parla di quelle centralizzate dei condomini. Di fatto se si volesse cambiare caldaia in appartamento bisognerebbe prevedere anche lavori di isolamento termico.

La cessione del credito

L’ecobonus al 110% ha però un’altra importante novità: oltre a restituire in 5 anni, come sconto sulle tasse, più della somma spesa (110% appunto) può anche prevedere la cessione del credito all’impresa che fa i lavori o alla banca che finanzia. Così, di fatto, non si pagherebbero i lavori effettuati. Sarebbe l’impresa o la banca ad anticipare la somma, per riprendersela poi negli anni dallo Stato.

 

 

 

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