Riscaldamento a biomasse, l'allarme di Progetto Fuoco: «Un'azienda su due perde il 75%, ora ampliare ecobonus»

Anche il settore degli impianti e delle attrezzature per il riscaldamento a biomassa è duramente colpito dalla crisi dovuta al Covid-19. Le imprese del settore, secondo quanto riporta una ricerca realizzata da Progetto Fuoco, fiera veronese punto di riferimento per il comparto «fuoco», hanno in gran parte fermato le proprie attività durante il lockdown e ora chiedono al governo interventi decisi per far ripartire i consumi, in primis potenziando ecobonus e bonus casa per le famiglie.

«Il settore è stato duramente colpito dall’emergenza Coronavirus – spiega Raul Barbieri, direttore generale di Piemmeti Spa, società di Verona Fiere che organizza Progetto Fuoco –, che per 9 aziende produttrici su 10 si è tradotta in un fermo totale o parziale delle attività, portando per quasi un’impresa su due a un crollo del fatturato pari o superiore al 75%. Tra gli operatori domina ancora l’incertezza nei confronti del futuro, ma c’è anche voglia di rimettersi in gioco: un’impresa su due ha investito in queste settimane in ricerca e sviluppo. Ora le aziende, dopo aver rispettato con responsabilità le regole di distanziamento imposte dalla crisi sanitaria, chiedono sostegno da parte dello Stato: in primis con il potenziamento dell’ecobonus e del bonus casa, con la facilitazione dell’accesso al credito per le imprese, il finanziamento della cassa integrazione e il credito d’imposta».

A metà aprile Progetto Fuoco ha diffuso un questionario a cui hanno risposto 280 aziende per il 95% con sede in Italia, di cui il 39% attive nell’ambito della produzione e il 61% in quello della distribuzione. L’11% nel 2019 ha registrato un fatturato superiore a 50 milioni di euro, l’8% tra 10 e 50 milioni di euro, il 7% tra 5 e 10 milioni di euro, il 24% tra 1 e 5 milioni di euro, il 50% inferiore al milione di euro. Tra le aziende di produzione, le tipologie merceologiche più frequenti – ciascuna realizzata dal 15% delle aziende – sono caldaie, stufe o termostufe a pellet, termocamini ad aria e/o ad acqua.

Fermo per il 65% delle imprese

Per il 65% delle aziende dell’ambito produzione, durante la fase di lockdown è scattato il fermo totale, mentre per il 26% il fermo è stato parziale. Nel complesso 9 aziende su 10 hanno dovuto abbassare la serranda, in tutto o in parte.

Il 6% ha potuto continuare a lavorare, rispettando le misure di protezione imposte dai protocolli sulla sicurezza contro il contagio da Covid-19 approvati dal governo e dalle parti sociali. Il 2% ha risposto di aver continuato a lavorare ma con il fermo totale della produzione relativa al settore stufe e camini. Infine il 2% ha riconvertito la propria attività per produrre dispositivi di emergenza.

Fatturati in ribasso

I mesi precedenti la pandemia non erano stati affatto negativi: il fatturato dell’inverno 2019-2020 è giudicato positivo dal 43% delle imprese intervistate, stazionario per il 42% e negativo per il 14%. La situazione è nettamente peggiorata con la diffusione del Coronavirus e le conseguenti misure di contenimento. Quasi un’impresa su due (il 47%) ha visto un crollo del fatturato pari o superiore al 75% rispetto allo stesso periodo del 2019. Per una su cinque (20%) il calo è stato tra il 50 e il 75%. Per il 22% delle imprese il calo è stimato tra il 25% e il 50%. Solo il 3% ha rilevato un calo inferiore al 25%. Il 6% non ha avuto variazioni di rilievo, mentre l’1% del campione ha notato un incremento.

La crisi colpisce con più forza le aziende della produzione: il 52% di queste ha perso il 75% o più del fatturato, quota che tra quelle della distribuzione scende al dato, pur sempre impressionante, del 44%.

Una nota positiva, e un segnale di una voglia di ripartenza che non è mai venuta meno, vene dalle risposte alla domanda: in seguito alla crisi dovuta alla diffusione del virus COVID-19, la sua azienda ha potenziato gli investimenti in ricerca e sviluppo per sviluppare nuovi prodotti? Ha risposto affermativamente il 44% delle imprese del campione, mentre il 56% non ha messo in atto investimenti in R&S.

Le richieste del settore

Dalla survey emerge con chiarezza l’opinione degli imprenditori del settore del fuoco sulle misure economiche necessarie per far ripartire il mercato. A raccogliere il maggiore consenso è il potenziamento dell’ecobonus e del bonus casa per le famiglie, indicato dal 29% della platea. Al secondo posto c’è il sostegno del credito alle imprese, un tema essenziale secondo il 26%. Il sostegno alla cassa integrazione è una misura urgente per il 14% delle aziende.

L’ampliamento del credito d’imposta da parte dello Stato ottiene il 12% dei consensi. Per il 10% degli intervistati sono necessari maggiori investimenti in ricerca e sviluppo. Per il 5%, invece, sarebbe utile arrivare a fusioni e ad aggregazioni tra imprese, per renderle più competitive in un mercato che si prospetta sempre più duro. Nel restante 4% troviamo le altre soluzioni a problematiche urgenti proposte dagli intervistati: liquidità a fondo perduto da parte dello Stato verso le aziende, una forte riduzione delle tasse e della burocrazia.

Futuro incerto

Le incertezze dal punto di vista sanitario – dovute alla concreta possibilità che per un periodo più o meno lungo dovremo convivere con il virus inventando nuovi modi per lavorare e stare insieme – si riflettono in una percezione sfocata dal punto di vista economico. Le aspettative sull’andamento della propria azienda per l’inverno 2020/2021 sono incerte per il 76% degli imprenditori intervistati. Il 17% vede nero e prevede che la situazione evolverà in senso negativo. L’ottimismo coinvolge soltanto il 7% degli espositori e partner, che nonostante tutto dichiarano di nutrire aspettative positive.

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