Mascherine lavabili Coronavirus, sono venete le prime certificate

Sono Venete, precisamente di Asolo, le prime mascherine lavabili Coronavirus certificate in Italia. L’Istituto Superiore di Sanità ha confermato la rispondenza delle mascherine chirurgiche lavabili prodotte da Ninfea, azienda asolana, alla normativa tecnica e ai requisiti obbligatori richiesti. Un successo per il team di donne guidato da Laura Pilotto, un’imprenditrice veneta, realizza mascherine chirurgiche lavabili idrorepellenti, con un coefficiente BFE (Efficienza di Filtrazione Batterica) pari al 99%. Una buona notizia, mentre il Veneto riapre (Ecco l’elenco e le regole delle riaperture)

+++ ECOBONUS, ECCO I LAVORI GRATIS IN CASA +++

In questa sfida, Ninfea ha seguito l’intuizione della sua fondatrice orientando la produzione verso mascherine di tipo chirurgico lavabili e riutilizzabili fino ad usura, a basso impatto ambientale, con altissimo coefficiente di filtrazione batterica (BFE ≥ 99%). Le mascherine certificate sono disponibili per adulti, adolescenti e bambini. «Dopo tutti gli sforzi, siamo onorati di aver ricevuto un riconoscimento formale da parte dell’Istituto Superiore di Sanità come prima azienda certificata – spiega Pilotto –  per la produzione di mascherine lavabili Coronavirus filtranti di tipo chirurgico e lavabili, in Italia. Tutta la nostra gratitudine va a chi in prima persona ha seguito l’Iter necessario per concretizzare questo risultato: il p.i. Marco Albio di Mi.Zar Srl, l’avv. Silvia Sardena dello Studio Tonucci & Partners e la dott.ssa Elena Allifranchini del Laboratorio Abich Srl».

Mascherine lavabili Coronavirus, numeri in aumento

L’emergenza sanitaria causata dall’esplosione dell’epidemia Covid-19 ha visto un’impennata della domanda di Dispositivi di Protezione Individuale e dispositivi medici. Molte aziende hanno riconvertito la produzione per far fronte alla crisi, commercializzando mascherine chirurgiche monouso, che però dopo un solo utilizzo devono essere smaltite come rifiuti speciali. Si stima che nella Fase 2 saranno necessarie 40 milioni di mascherine al giorno, e pur volendo sottostimare questo dato, il problema più urgente resta quello di un nuovo rifiuto da avviare allo smaltimento.

«È la notizia che aspettavamo da giorni e che ci ha resi fieri delle nostre origini – conclude Pilotto – Noi Italiani siamo un popolo estremamente creativo, pieno di idee e generosità, come dimostriamo nei momenti di maggior bisogno, quando riscopriamo la capacità di fare cose che spesso importiamo dall’estero. Abbiamo risposto fin da subito alla richiesta di mascherine proveniente dal territorio, cercando di percorrere la strada ecosostenibile e quella meno dispendiosa per il consumatore. La perseveranza del nostro team è stata premiata».

Ti potrebbe interessare