Coronavirus, aziende in crisi: a Padova e Treviso la produzione crolla del 6,3%
Aziende in crisi: gli effetti dell’emergenza coronavirus si abbattono sull’industria di Padova e Treviso e portano ad un crollo della produzione del 6,3% nel primo trimestre 2020 con un picco negativo nelle piccole imprese fino a 20 addetti (-17,3%). Fatturato interno in calo del 10,4% con perdite attorno al -20% per le più piccole. Migliore tenuta per l’export che contiene il calo (-2,1). Ordini giù del 7%, mentre tiene nel complesso il numero degli occupati (-1,6%), grazie al ricorso esteso agli ammortizzatori sociali. Intanto si fa concreto il rischio chiusura: colpa degli eccessi di movida. LEGGI QUA L’ANNUNCIO DEL GOVERNATORE LUCA ZAIA.
I dati aziende in crisi emergono dall’Indagine Congiunturale e Prime evidenze dell’impatto di Covid-19 sull’Industria di Padova e Treviso condotta da Assindustria Venetocentro, in collaborazione con Fondazione Nord Est, tra il 17 aprile e il 6 maggio su un campione di 675 aziende delle due province.
«Purtroppo la ripartenza sarà incerta e prudente, cosa che vediamo già sia sul fronte dell’export che su quello, congelato, della domanda interna – dichiara Maria Cristina Piovesana, Presidente di Assindustria Venetocentro -. Il Dl Rilancio è un intervento corposo e complesso, fatto di integrazioni al reddito, bonus vari, trasferimenti a fondo perduto necessari, ma fin troppo frammentati, per attenuare l’effetto dello shock economico e che dovranno tradursi in aiuti concreti alle persone e alle attività economiche: ulteriori ritardi non saranno più tollerabili. Non si può andare avanti con la politica dei sussidi e gli interventi a pioggia, senza una visione a medio-lungo termine che indichi con chiarezza le priorità del Paese».
Aziende in crisi, prospettive
La prospettiva, secondo le aziende intervistate, è un ulteriore e più profondo crollo nel secondo trimestre, visto che il blocco delle attività ha effetti pieni: una caduta della produzione industriale e del fatturato (per l’86,1% delle aziende) che nella media del primo semestre sarà superiore al -20% per oltre metà delle imprese (54,6%), superiore al -40% per una su quattro (26,9%). In picchiata le vendite in Italia (oltre il -40% per un terzo delle imprese), a marzo e aprile di fatto congelate. Non c’è l’export a salvarci: il 69,7% delle aziende stima una contrazione a fine giugno, che per quattro su dieci sarà di oltre il -20%. L’occupazione è stabile (o in aumento) per il 67%, grazie all’esteso ricorso a cassa integrazione e Fis, che permetterà la salvaguardia di posti di lavoro. Nonostante le incertezze, interne ed internazionali, metà delle aziende conferma o irrobustisce i piani di investimento in vista della risalita, ma il 29,4% li riduce di oltre il 40%.
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Strategie
Tra le strategie che le imprese padovane e trevigiane ritengono di mettere in campo – avendo come presupposto imprescindibile il ritorno graduale alla (nuova) normalità – emergono: ricorrere al credito (40,1%), ricalibrare il paniere di beni e prodotti venduti (27,5%), ridurre temporaneamente il personale usufruendo degli ammortizzatori sociali (19,4%), aumentare la quota di vendite tramite e-commerce (17,4%), ricalibrare i Paesi di destinazione dell’export (16,3%).
Tra i provvedimenti di emanazione del Governo per aziende in crisi quelli ritenuti più efficaci per mitigare gli effetti negativi dello shock da Covid-19 riguardano: la sospensione degli obblighi contributivi e fiscali, il supporto a credito e liquidità tramite finanziamenti garantiti dallo Stato o a fondo perduto, l’avvio di un piano di investimenti pubblici e lo sblocco immediato dei cantieri di grandi e piccole opere, l’estensione della Cig straordinaria, la moratoria sui finanziamenti, il pagamento immediato dei debiti della PA verso i fornitori.
«Lo stop all’Irap di giugno è un primo segnale importante, e anche il rafforzamento di ecobonus e sismabonus – aggiunge Massimo Finco, Presidente Vicario di Assindustria Venetocentro – Ma al Governo chiediamo più coraggio. Chiediamo di ricorrere a tutte le risorse europee, comprese quelle del MES per spese sanitarie, in modo da liberare spazi di bilancio da destinare a investimenti nella ripresa del sistema produttivo. A cominciare dalla vera e propria abolizione dell’Irap (per il Veneto 2 miliardi di euro), dal pagamento di tutti i debiti della PA verso le imprese e sblocco delle opere pubbliche già finanziate. E dal rilancio con più risorse del Piano Industria 4.0 visto che a questa crisi sopravviverà chi investirà». «Subito una norma – chiosano Piovesana e Finco – che fughi ogni dubbio interpretativo che, in caso di contagio, non c’è responsabilità civile penale dell’imprenditore che rispetta i protocolli di tutela della salute e della sicurezza».
Andrea Fasulo