La «virostar» Andrea Crisanti e quell'Università che lo ha riportato in Italia

L’Organizzazione Mondiale della Sanità? «Ha sbagliato tutto lo sbagliabile. Si è affidata ai dati forniti dalla Cina. Paese in cui la trasparenza non è un valore». Una bacchettata forte, che viene dal Veneto. A darla è Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova. A lui, e al direttore dell’Azienda Ospedaliera di Padova, Luciano Flor (come vi abbiamo raccontato) si deve l’ottima risposta del Veneto alla pandemia Coronavirus. Crisanti, schivo di carattere, è diventato ospite fisso dei principali media nazionali. Si è creato un’autorevolezza riconosciuta a livello nazionale, e non solo. In pratica, è diventato un «virostar».

La sua è una storia di speranza per il Veneto. Era professore di parassitologia molecolare all’Imperial college di Londra, ha accettato di tornare in Italia, all’Università di Padova. Un cervello di ritorno, segno di quanto sia riconosciuta la ricerca in Italia. Nonostante la mancanza cronica di fondi da parte del Governo, nonostante le difficoltà burocratiche del BelPaese. Crisanti è uno di quei cervelli in fuga recuperati da un altro protagonista della vicenda: Rosario Rizzuto, rettore dell’Università di Padova. Biomedico di fama, ricercatore pluripremiato, ha fatto del ritorno di professori e ricercatori dall’estero uno dei cardini del suo mandato. Una strategia benemerita, adocchiata anche dal mondo della politica: non è un caso se nel 2016 per presentare 22 grandi scienziati, in tutte le discipline, tornati a Padova, sia sceso l’allora premier Matteo Renzi. Una campagna acquisti che ha reso l’ateneo patavino ancora più forte.

Il sindaco di Padova Sergio Giordani premia Andrea Crisanti

La conferma arriva da Crisanti stesso: premiato dal sindaco di Padova Sergio Giordani con il sigillo della città, lo ha detto chiaramente. «Ho accettato di tornare in Italia solo perché è arrivata la proposta dell’Università di Padova. Non sarei andato in nessun altro Ateneo». E Rizzuto ha ricordato la tempistica casuale, ma essenziale, del ritorno. «Questo premio – ha detto riferendosi al sigillo dato a Crisanti – è anche un riconoscimento all’Università di Padova». Quella che ha saputo riportare in Italia la persona giusta, al momento giusto. Un segnale che il Governo dovrebbe cogliere, proprio ora: la ricerca va finanziata, non snobbata.

Rosario Rizzuto, foto Massimo Pistore

Lo ricordava Alison Abbot proprio a palazzo Bo, sede dell’ateneo patavino, in un incontro intitolato non a caso «Pochi fondi, grandi risultati». Ecco come Il Bo Live – testata online dell’Ateneo – raccontava l’evento. I dati? «L’investimento pubblico in ricerca e sviluppo (R&S) nel 2008 si aggirava intorno ai 10 miliardi di euro. Nel 2016 era sceso a 8,7 miliardi. L’Italia nel 2017 ha investito circa l’1,3% del Pil in ricerca, quando la media europea si assestava intorno al 2%. Troppo lontani per competere con chi tra i Paesi europei ha fatto meglio (la Germania, con il 3%, la Francia, con il 2,2%)». Il Coronavirus sia un monito per la politica: sta volta le nozze sono venute belle anche con i fichi secchi, ma non sarà sempre così.

 

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