Coronavirus, operaie imprenditrici dalla moda alle mascherine sostenibili

Un gruppo di donne tenaci e coraggiose ha prima ha rilevato la propria fabbrica destinata al fallimento e ora, in piena emergenza da coronavirus, ha riconvertito la l’attività passando dall’alta moda alla produzione di mascherine e camici ospedalieri. È la storia del Centro Moda Polesano, azienda di Stienta, piccolo comune in provincia di Rovigo, che produce abiti per le grandi marche.

L’avventura di queste 22 operaie inizia meno di due anni fa: la loro fabbrica, nata nel 1962, è destinata al fallimento. E loro passano da lavoratrice a disoccupate, fino a diventare imprenditrici attraverso il workers buyout finanziato da Cfi-Cooperazione Finanza Impresa.

Mascherine sostenibili

Ora l’altra grande sfida: fabbricare dispositivi ecocompatibili per venire incontro alle richieste ospedaliere, facendo rete con altre undici cooperative, quattro delle quali venete. La capofila dell’iniziativa è la veronese Quid, poi c’è la padovana Giotto e le rodigine Porto Alegre e Di tutti i colori.

Le mascherine sono anche sostenibili: sono antigoccia e antimicrobici e possonno essere riutilizzate fino a 100 volte il lavaggio e la disinfezione. Oggi se ne possono confezionare circa 25mila al giorno, ma la previsione è raddoppiare la quantità, con l’ingresso nella rete di altre realtà cooperative.

Workers buyout: che cos’è e come funziona

Nei progetti futuri c’è anche quello della produzione di camici da ospedale grazie all’esperienza, alla conoscenza e all’alta professionalità delle operaie (che oggi sono 39) del Centro Moda Polesano. Perché è questo il ‘segreto’ dei workers buyout: salvare posti di lavoro mettendosi a capo della propria azienda fallita grazie ai talenti di chi ci lavora.

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Obiettivo da sempre perseguito da Cfi, che finanzia la crescita delle imprese cooperative con progetti economicamente sostenibili e che salvaguardino l’occupazione attraverso l’innovazione e la creazione di vantaggi competitivi di lungo periodo. Una importante funzione anti-crisi svolta a beneficio del territorio, in termini occupazionali, economici e produttivi che oggi, in piena crisi da coronavirus, appare molto più strategica.

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