Coronavirus, da inizio emergenza persi in Veneto 15-20mila posti di lavoro
Dall’entrata in vigore delle prime misure restrittive anti-Coronavirus, il 23 febbraio, il Veneto ha già perso dai 15 ai 20 mila posti di lavoro. Il dato arriva da Veneto Lavoro, l’ente strumentale della Regione Veneto che ha monitorato sull’impatto occupazionale dell’emergenza Covid-19 in Veneto.
Tra il 23 febbraio e il 22 marzo 2020, si è registrato in Veneto un calo dell’occupazione stimabile in circa 15-20 mila posti di lavoro dipendente, corrispondenti allo 0,7-0,8% dell’occupazione dipendente complessiva: la frenata è dettata principalmente dal calo delle assunzioni, -35% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il rallentamento della crescita occupazionale era già in atto da tempo, ma ha subito una vistosa e progressiva accelerazione proprio dopo il 23 febbraio. Ad essere coinvolte sono tutte le tipologie contrattuali, in particolare il lavoro a termine, con l’eccezione del lavoro domestico, finora escluso dalle misure messe in campo dal Governo: colf e badanti nel periodo interessato registrano un saldo di circa mille posizioni lavorative in più.
«Oltre all’emergenza sanitaria dobbiamo affrontare con determinazione e tempestività anche quella economica, affinché il patrimonio produttivo, di conoscenza e di relazioni e la forte vocazione all’export del Veneto non ne escano troppo danneggiate – ha dichiarato l’assessore regionale al lavoro Elena Donazzan – La mia preoccupazione è che l’impatto che un rallentamento della produzione così significativo non abbia a generare un danno irreparabile, con ricadute sulla condizione generale di benessere legata al mantenimento dei posti di lavoro. Monitorerò con particolare attenzione i dati sul turismo – aggiunge – perché i tassi di occupazione in questo settore, con l’approssimarsi della stagione estiva, saranno la cartina tornasole degli effetti del Covid-19 sulla tenuta sociale ed economica del Veneto». «Gli ammortizzatori sociali sono solo un paracadute – ha aggiunto l’assessore – e non sono infiniti: servirà una strategia complessiva a sostegno delle nostre imprese».