Fusione Aim-Agsm quasi al traguardo: il nodo delle quote. Si fa avanti anche A2A

Il futuro di Aim, la multiutility vicentina, è stato al centro dell’incontro che si è tenuto ieri 25 novembre a Vicenza tra i vertici della società multiservizi e i sindacati. Si è parlato in particolare della possibile aggregazione con la veronese Agsm, ma tra le ipotesi sul tavolo c’è anche il possibile ingresso nella partnership di un terzo soggetto, la lombarda A2A . Proprio dai lombardi è arrivata una lettera per chiedere subito un tavolo di confronto per la discussione della futura partnership

Hanno partecipato all’incontro l’amministratore unico di Aim, Gianfranco Vivian, i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, Gampaolo Zanni, Raffele Consiglio e Grazia Chisin, i segretari di categoria accompagnati dai delegati aziendali, ed anche i rappresentanti dell’advisor Roland Berger, che hanno illustrato i tre possibili scenari proposti dall’advisor stesso.
Il primo scenario prevede che non si porti a termine alcuna aggregazione. La seconda ipotesi prevede invece la semplice aggregazione tra le società di Vicenza e di Verona. La terza prospettiva infine, oltre all’aggregazione, potrebbe vedere l’ingresso nella società di un terzo partner (A2A in pole position) capace di conferire gli assetti complementari ed utili alla futura impresa.

L’ultimo ostacolo da superare rimane però il peso societario dei tre protagonisti. L’ipotesi sul tavolo è quella di far entrare il partner industriale, chiunque esso sia, con il 30% delle quote, distribuendo il rimanente in parti eguali: 35% ad Agsm e 35% ad Aim. Ipotesi che i vicentini accetterebbero più che volentieri, ma che crea invece mal di pancia a Verona, visto che Agsm è decisamente più grande di Aim: fatturato di oltre 800 milioni di euro e più di 1.300 dipendenti, 280 milioni e poco più di 800 dipendenti per Vicenza.

Il tema sarà affrontato anche del prossimo consiglio comunale di Vicenza, ed in proposito Cgil, Cisl e Uil ribadiscono le loro richieste. “Auspichiamo – hanno sottolineato i tre segretari generali – che la società rimanga a maggioranza pubblica, che vi siano gli investimenti necessari per lo sviluppo dei diversi settori, che siano mantenuti gli organici attuali, che siano rispettati i protocolli sindacali in essere e che, infine, vi sia la centralità dei territori nelle future scelte aziendali”.

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