Crac Veneto Banca, archiviate le accuse per gli ex vertici
Capi d’imputazione archiviati per gli ex vertici di Veneto Banca, presidente, dirigenti e sindaci. Dopo quattro anni dal crack arriva la decisione del giudice Bruno Casciarri, che ha accolto le richieste del pubblico ministero Massimo De Bortoli.
Sotto indagine, ma non ancora rinviato a giudizio, resta solo l’ex amministratore delegato Vincenzo Consoli, che a questo punto, secondo i giudici, sarebbe l’unico responsabile del sistema che portò allo scandalo della banca di Montebelluna. Cadono per gli ex vertici le accuse di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza: tra le 10 posizioni archiviate c’è anche quella dell’ex presidente Flavio Trinca, al vertice dell’istituto per 17 anni.
Anche per lo stesso ex ad le accuse sembrano però destinate a ridimensionarsi. Si attende infatti un’udienza davanti al gip per decidere sulla richiesta di archiviazione di cinque capi d’imputazione, che gli vennero contestati dalla Procura di Roma, dove inizialmente l’inchiesta era stata trasferita. Prevista anche un’udienza per decidere sulla richiesta di dissequestro dei beni mobili e immobili di Consoli, tra cui una villa storica nel centro di Vicenza. L’ufficio dei gip non ha ancora fissato l’udienza per decidere sui tre capi d’accusa rimasti a carico di Consoli: aggiotaggio, ostacolo e falso in prospetto.
Rabbia e amarezza tra i risparmiatori, che annunciano di voler ricorrere in Cassazione contro la decisione dell’archiviazione. “Non può finire qui, ora andremo in Cassazione contro l’archiviazione di Bertolo, Fagiani e Trinca. Non sta in piedi l’ipotesi che Consoli abbia fatto tutto da solo, soltanto se si guarda con un po’ di buon senso a questa vicenda. La teoria che il destino della banca coincidesse con il solo Consoli fa acqua da tutte le parti”. ha commentato l’avvocato trevigiano Luigi Fadalti, che assiste numerosi risparmiatori.