Padova, Christian Felber racconta l'Economia del bene comune
Christian Felber è uno scrittore, storico e attivista austriaco, co-fondatore del movimento internazionale “Economia del bene comune“. Ha fatto tappa a Padova il 12 aprile 2019 per il seminario “Quanto e come le imprese contribuiscono al bene comune? Testimonianze a confronto”.
L’evento ha chiuso il primo corso di apprendimento permanente dell’Università di Padova “Consulenti e tecnici del Bilancio del bene comune”, organizzato dal Dipartimento di Ingegneria industriale in partnership con la Federazione per l’Economia del bene comune in Italia (fEBC-IT).
Ma che cos’è il bilancio del bene comune? Si tratta del principale strumento sviluppato dell’omonimo movimento, e ha l’obiettivo di valutare l’impatto dell’azione imprenditoriale per migliorarne gli aspetti di equità, giustizia e sostenibilità. Viene redatto ogni due anni – con l’aiuto dei consulenti, come quelli formati a Padova – e prende in esame più livelli: il rapporto con i dipendenti e i fornitori, le conseguenze dell’attività sull’ambiente e sulla società.
L’incontro, oltre alle parole di Felber, ha visto al centro le testimonianze di quattro aziende che hanno sperimentato il bilancio del bene comune negli ultimi mesi: Macrolibrarsi di Golden Books srl di Cesena, Pineta Hotels di Coredo (Trento), Cooperativa Lavoratori Metalmeccanici di Roncà (Verona) e Panacea Social Farm scs di Torino. Nel processo che porta alla redazione del bilancio del bene comune, queste imprese si sono incontrate, mettendo a confronto le proprie esperienze e imparando qualcosa una dall’altra.
«Il motivo per cui già più di 500 aziende hanno scelto di implementare il bilancio del bene comune – spiega Felber nella video intervista che pubblichiamo di seguito -, è perché sono associazioni etiche, inglobate nella democrazia, sensibili alle questioni ambientali, che vogliono contribuire a migliorare la società, all’equa distribuzione, vogliono produrre qualcosa di significativo, trattare al pari uomo e donna, e non danneggiare nessuno».
Giacomo Porra