Autonomia, Vescovi sta con Zaia e Fontana: «Pazienza al limite»

Il presidente di Confindustria Vicenza Luciano Vescovi sta con Luca Zaia e Attilio Fontana nel braccio di ferro con il presidente del consiglio Giuseppe Conte. I presidenti di Veneto e Lombardia hanno scritto una dura lettera a Conte contestando l’impianto ritenuto troppo debole della riforma per dare maggiore autonomia alle due regioni.

Secondo Vescovi «questo governo l’autonomia non la vuole perché deve tutelare gli interessi di alcune specifiche sacche di voto. E quindi sta creando un simulacro multiforme per tentare di dare il contentino a qualcuno senza toccare i privilegi dell’altro».

Poi Vescovi, nella sua lunga dichiarazione, difende il lavoro del ministro Erika Stefani, un lavoro che secondo il capo degli industriali vicentini cercano di compromettere «quelli che parlano di secessione dei ricchi e che non hanno capito (o non vogliono capire per convenienza propria) che il progetto di autonomia differenziata può rappresentare davvero un valore per tutto il paese. Basti pensare ad esempio a cosa comporterebbero operazioni come quelle sui costi standard (su cui già si è arrivati a compromessi al ribasso peraltro)».

«E quando il Premier fa una distinzione tra ‘noi’, i veneti e i lombardi, e ‘gli altri’ 45 milioni di cittadini, tralascia che 5 regioni da Nord a Sud hanno competenze diverse, che già oggi scuola (come testimoniano i test Invalsi) e il servizio sanitario nazionale (vedasi i bilanci regione per regione oltre al fenomeno delle migrazioni sanitarie) non producono gli stessi risultati in tutto il suolo italiano con il sistema di competenze attuale. L’autonomia, rivendicazione che possono avanzare tutte le regioni, mica solo Veneto e Lombardia come dimostra anche il caso della vicina Emilia Romagna, punta invece a cambiare il sistema, ad efficientarlo, a rendere palesi e dirette competenze e anche responsabilità delle scelte. Si vuole alzare l’asticella o si rimane così?»

La chiusura minaccia tempesta: «L’autonomia fu annunciata per il 22 ottobre 2018, a questo punto contano i fatti e i ‘non fatti’. La pazienza è al limite, poi tireremo le somme».

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