Ikea a Verona, addio al progetto. Il gigante svedese esasperato dai ritardi

Alla fine l’amore tra la città scaligera e il gigante svedese dei mobili fai da te non è sbocciato. Dopo anni di tira e molla, è stata Ikea a dire addio a Verona. La notizia, filtrata oggi 8 aprile sulla stampa, pare questa volta definitiva: Paolo Del Mastro Calvetti, uno dei responsabili sviluppo di Ikea Italia, ha fatto sapere al sindaco Federico Sboarina l’intenzione di abbandonare il maxi progetto accarezzato da anni.

La motivazione sarebbero le lungaggini burocratiche. Il primo progetto, voluto dall’ex primo cittadino Flavio Tosi, aveva subito un primo stop nel giugno 2018, quando il nuovo sindaco Sboarina e la Regione avevano bloccato il maxi centro commerciale di 120 mila metri quadri, di cui 40 mila metri quadri dallo store Ikea e per altri 80 mila metri quadri da negozi alla Marangona, nell’area del Quadrante Europa.

In luglio era arrivata un’apertura da parte dell’amministrazione comunale: volumi ridotto e la costruzione di un palasport a spese della multinazionale svedese, questi gli ingredienti del nuovo patto proposto a Ikea. Ora, nove mesi dopo, il progetto di un secondo store Ikea in Veneto non vede la luce. Al contrario, pare sarà definitivamente messo da parte.

Il comune: «Progetto irrealizzabile»

Ilaria Segala, assessore all’urbanistica del comune di Verona, replica per le rime a chi dà la colpa dello strappo alle incertezze della giunta: «È stata l’ennesima fandonia raccontata ai veronesi e alla società, ben sapendo che non era fattibile – dice riferendosi allo strappo -. Tutti quelli che oggi sbraitano, sono gli stessi che nei quattro anni precedenti hanno venduto fumo e non hanno fatto nulla per portare a casa le deroghe dalla Regione. Noi in un anno abbiamo fatto, ciò che è mancato prima. È infatti a causa di alcune norme regionali che il centro commerciale, all’interno del quale c’era anche Ikea, non era realizzabile. A farla morire è stata certamente l’incertezza, ma quella di chi per cinque anni ha preso in giro la multinazionale, facendo credere miracoli che non sono stati portati a casa».

Le critiche di Segala vanno a toccare la Regione: «Abbiamo ribadito subito che volevamo l’Ikea, ma non un centro commerciale grande quanto due volte l’Adigeo. E visto che non si poteva fare, abbiamo chiesto una controproposta fattibile. Siamo andati in Regione a chiederne l’approvazione e siamo stati gli unici a lavorare seriamente su ipotesi concrete. Chi lo dava per fatto sapeva bene che era fondamentale, prima di tutto, la variante al Paqe, la cui competenza spetta alla Regione. Non solo non è stata fatta, ma addirittura negli ultimi anni la Regione ha legiferato delle norme che hanno posto ulteriori problemi: la legge sul commercio del 2016 e sul consumo del suolo nel 2017».

Secondo l’assessore all’urbanistica, quindi, «il tempo perso non è certo quello dell’ultimo miglio che ci siamo trovati a gestire, persino con la favola di alcuni consiglieri regionali che avrebbero fatto cambiare queste leggi. Infine, i sedicenti posti di lavoro persi sono il solito elastico tirato a piacere, per ora le notizie occupazionali di Ikea sono di ristrutturazioni e contrazioni di personale. Assunzioni e indotto, come sempre sono mere ipotesi di scuola».

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