Credito alle imprese, si allenta la stretta: più prestiti a Treviso, meno a Vicenza
Le imprese venete ricevono dalle banche sempre meno prestiti. A soffrire di più sono Rovigo e Vicenza: Treviso in controtendenza, nonostante il crac delle popolari venete che da quelle parti ha colpito Veneto Banca, vede un aumento degli impieghi vivi alle imprese. Questa mancanza di disponibilità economica fa crescere il rischio che le Pmi si rivolgano a forme di credito illegali controllate da organizzazioni di stampo mafioso, afferma la Cgia di Mestre in un report.
Nel 2018 gli impieghi vivi, i prestiti al netto delle sofferenze, sono diminuiti di 653 milioni. Niente a che vedere, comunque, con quanto registrato negli ultimi 7 anni. Dal novembre 2011 allo stesso mese dello scorso anno la caduta è stata del 29,9%: in termini assoluti gli impieghi vivi sono diminuiti di 30,1 miliardi di euro. Anche analizzando l’andamento degli impieghi totali, che includono cartolarizzazioni e sofferenze, la caduta è stata più morbida, ma altrettanto evidente. A segnalarlo è l’ufficio studi della Cgia che ha elaborato i dati della Banca d’Italia.
A livello provinciale Rovigo è stata la realtà con la maggiore propensione alla stretta creditizia: -3,9 per cento, quindi un calo di 89 milioni di euro. In controtendenza Treviso, che nonostante il crac delle popolari venete, nell’ultimo anno ha registrato un aumento degli impieghi vivi alle imprese, in aumento del 2%. A Vicenza è continuata la stretta che ha comportato una contrazione pari a 592 milioni di euro, pari al -3,9%. Difficile stabilire quali siano le ragioni di questi trend: probabilmente, secondo la Cgia, ha concorso l’andamento dell’export, che a Vicenza nell’ultimo anno è cresciuto di appena un per cento, mentre nella Marca ha registrato un significativo aumento di 5 punti percentuali.
«È vero – dichiara il coordinatore dell’ufficio studi Cgia Paolo Zabeo – che in questi ultimi anni la domanda di credito da parte delle imprese è diminuita sia in termini di qualità che di quantità. Inoltre, non va nemmeno dimenticato che le sofferenze bancarie hanno assunto dimensioni preoccupanti, inducendo molte banche a chiudere i rubinetti del credito o a concedere i prestiti a condizioni più rigide».
«Con meno disponibilità di risorse finanziarie – conclude Paolo Zabeo – non è da escludere che molte Pmi si siano rivolte a forme di approvvigionamento del credito illegali controllate, anche nel Veneto, da organizzazioni criminali di stampo mafioso che, in momenti di difficoltà come questo, sono le uniche realtà in grado di offrire liquidità a chi ne ha bisogno. Non è un caso che la gran parte degli arrestati in Veneto nelle settimane scorse nelle inchieste contro la presenza della mafia nella nostra Regione sia, tra le altre cose, accusata di usura, estorsioni e recupero illegale dei crediti».